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DAL MEDIO EVO ALL'OTTOCENTO - EVANGELIZZAZIONE

S. Ambrogio vescovo di Milano titolare della pieve e della parrocchia.

L'agionimo Sambruson. Le testimonianze medievali che fanno riferimento alla pieve ed alla chiesa di Sambruson non precisano mai a quale dei santi di nome Ambrogio esse facciano rimando; solo dal secolo XVI viene precisato che egli era il sant'Ambrogio che fu vescovo di Milano dal 374 al 397. In questa indeterminatezza dei momenti iniziali della vita della parrocchia sembra di poter capire che, nella imprecisabile antichità in cui sorse, la chiesa di Sambruson si alzava in un territorio che non era caratterizzato da un proprio toponimo, oppure che, pur avendone uno (quali le indicazioni di mutatio ad Duodecimum [miliarium] e di mansio o statio Maio Meduaco delle antiche strade romane Annia e Popillia)7, a seguito della preminenza che la chiesa venne assumendo finì col perderlo nel tempo senza che ne rimanesse traccia. La zona in cui la chiesa si alzava e le case che l'attorniavano finirono col venire individuate col nome del santo cui la chiesa era dedicata, facendolo derivare dall'accrescitivo latino di Ambrogio (cioè da Sanctus Ambrosonus). Ciò è testimoniato fin dalle primissime attestazioni del toponimo del paese, in cui lo si trova indicato con    le    denominazioni    Sancto   Ambrosone, villa Sancti Ambrosonis, villa Sancti Broxonis. Di questa derivazione aveva certezza già nel 1506 il vescovo Barozzi il quale, riferendosi a Sambruson, puntualizzò che si trattava del paese "Sancti  Ambrosii  quem,   corupto  vocabulo, Brusonum vocant". Il toponimo Sambruson è quindi un agionimo, ma ciò non permette di capire i motivi per i quali in questa località, in passato, si venne manifestando una forma di venerazione verso il grande vescovo milanese.

Sambruson. Campanile. Statua girevole in bronzo di Sant'Ambrogio in atto di benedire il paese

Sant'Ambrogio si fermò a Sambruson?

Secondo una tradizione, che non sembra anteriore al secolo XIX, nell'anno 381 sant'Ambrogio, in cammino da Padova verso Aquileia lungo la via Annia, avrebbe soggiornato o, almeno, si sarebbe fermato a Sambruson, subito dopo aver eretto la prima chiesa di Sarmazza. A ricordo di quel prezioso passaggio e delle conversioni fiorite alla sua predicazione, gli abitanti avrebbero trasformato la casa in cui aveva preso dimora in luogo di preghiera: un oratorio che divenne centro di un culto verso di lui. Poiché non è suffragata da alcuna attestazione documentaria sicura, questa narrazione sembra presentarsi solo come una  pia leggenda, originata forse dal desiderio di nobilitare il paese e le sue origini.
Ad un'influenza spirituale del santo sul nostro territorio fa più corposamente riferimento un'ipotesi che è stata avanzata da tempo e non presuppone la sua presenza fisica nel paese. Essa vede nel culto a lui tributato a Sambruson un ricordo residuale dell'antico rispetto e della partecipazione con cui fu localmente seguita l'azione di magistero e la giurisdizione di Ambrogio quando ricoprì l'incarico di metropolita dell'Italia settentrionale, con esercizio di poteri anche sulla diocesi di Padova. Questa ipotesi sembra trovare un indizio di conferma nella davvero particolare presenza fra i libri liturgici della chiesa di Sambruson, alla visita pastorale del vescovo Pietro Barozzi nel 1489, di un messale "secondo l'ordine ambrosiano". Finché non si giunse all'uso esclusivo anche nelle nostre terre del rito romano, non è difficile trovare traccia di riti diversi seguiti in celebrazioni liturgiche locali, e questa presenza porta a pensare che, con probabilità, per tutto il medioevo la nostra popolazione abbia sentito vivo un legame fra il paese, il santo vescovo e le riforme da lui introdotte nella sua e nelle diocesi allora suffraganee di Milano, riproponendone spiriti e intenzioni e rafforzandone il ricordo con la celebrazione di almeno alcune sacre liturgie utilizzando il rito ambrosiano. Questa ipotesi presuppone che nel paese fosse presente un luogo di culto, se non una chiesa vera e propria, fin dalla tarda antichità romana o dai primi secoli del medioevo. I dubbi su questi aspetti sono davvero molti. Unica certezza, è che,  in un momento non determinabile, nel nostro territorio si venne affermando un culto verso sant'Ambrogio per ragioni che, non essendo mai state esplicitate, oggi non è possibile individuare. La situazione è talmente complessa che,

- o si riconosce valido il tradizionale racconto di   una   presunta   sosta   e   di   un   diretto intervento del santo nel paese che avrebbero poi a lui dedicato, oppure alla trasformazione in chiesa della casa in cui si diceva avesse dimorato;


- o si accetta l'ipotesi che, fra la tarda romanità e l'alto medioevo, in paese si sia data concretezza al ricordo dello straordinario impegno apostolico con cui il santo aveva operato, tanto da voler mantenere vivo il legame con la sua persona giungendo ad utilizzare il rito liturgico ambrosiano da lui introdotto;

- oppure vanno cercate altre motivazioni, come quella che riconoscerebbe nel sant'Ambrogio venerato a Sambruson un diverso Ambrogio (come un vescovo di Padova vissuto nella seconda metà del secolo IV, proprio nello stesso periodo in cui operò l'Ambrogio vescovo di Milano) od anche, proponendo un ulteriore spunto di lavoro, capire le ragioni per cui delle sole quattro cappelle presenti nel 1297 nel Veneto centrale dedicate al vescovo milanese ben tre si trovassero (e si trovano) al confine fra le diocesi di Padova e Treviso (da nord a sud: Sant'Ambrogio di Grion, in comune di Trebaseleghe e diocesi di Treviso; Pionca e Sambruson in diocesi di Padova), e la quarta a Friola, al confine fra le diocesi di Padova e Vicenza. Quegli edifici sacri avevano il valore di segnali confinari posti dalle diocesi di Treviso e Padova per ben demarcare il 'limes' del loro territorio? E qualora, se non contemporaneamente, fossero state erette in epoche fra loro contigue, quale riferimento storico-politico-agiologico aveva portato all'intitolazione di quelle chiese al lontano vescovo milanese? Il problema rimane del tutto aperto.


Dal volume "IN SANCTO AMBROSONE" di MARIO POPPI (Associazione Culturale Sambruson La Nostra Storia)


a cura di Luigi Zampieri


Ultimo aggiornamento (Mercoledì 26 Febbraio 2020 17:54)