L'intervento Romano
SAMBRUSON IN EPOCA PREROMANA E ROMANA - L'INTERVENTO ROMANO NELLA VENETIA |
L'INTERVENTO ROMANO NELLA VENETIA
II paesaggio agrario, che caratterizza gran parte della pianura veneta dal fiume Po alle Prealpi e dal fiume Mincio al Tagliamento, si presenta oggi secondo un disegno ordinato che la mano dell'uomo ha modellato durante un lungo periodo. Particolare momento storico, legato a una trasformazione agraria tanto profonda e incisiva da aver condizionato fino ai giorni nostri l'intero territorio, è da ritrovare in quell'ampia e diffusa opera di sistemazione agraria attuata nelle terre venete durante il periodo romano e che noi indichiamo con il termine "centuriazione"33.
Prima di allora questa pianura era costituita da campagne coltivate, dalle quali gli antichi Veneti e i vicini Galli34 ricavavano il loro sostentamento. Ma con l'arrivo dei Romani, fine del III inizi del II sec. a.C., si assiste ad un radicale cambiamento nel modo di organizzare lo sfruttamento della terra, con conseguenze notevoli di tipo socio-economico. Polibio ciriferisce usi e costumi dei Galli, affermando che i Veneti erano simili a loro35. Tralasciando le discussioni su tale affermazione dello storico, ciò che possiamo ricavare è che vivessero in nuclei abitativi di modesta entità e con una diffusione delle colture che probabilmente non intaccava granché l'ambiente naturale.
L'attività agricola era esercitata in termini comunitari ed era affiancata dall'allevamento di animali domestici e dalla caccia e dalla raccolta36. Questo tipo di società, limitata a produrre il fabbisogno del villaggio, era ancora caratterizzata dal separatismo e dal particolarismo primitivo. A mutare profondamente un tale quadro ambientale, mediante la trasformazione dell'intero paesaggio agrario, intervengono i Romani quando, dopo aver sottomesso gran parte della Gallia Cisalpina, agiscono sui suoli degli alleati Veneti, che di buon occhio avevano accettato la presenza romana, poiché avevano allontanato i pericolosi vicini37.
Già la deduzione della colonia latina di Aquileia, nella parte più orientale della Venetia, nel 181 a. C., aveva chiaramente mostrato le future intenzioni della politica di Roma nei confronti dell'intera regione38. Per Aquileia, colonia di diritto latino, si trattava di una vera e propria operazione militare, intesa al controllo stabile del territorio conquistato alle popolazioni galliche e divenuto ture belli di proprietà di Roma. Un numero consistente di uomini facenti parte dell'esercito venivano trasferiti nelle colonie e ad ognuno di loro era assegnato un lotto di terra. Gli agrimensori procedevano ad una divisione delle terre da distribuire mediante la realizzazione di un reticolato formato da linee parallele e perpendicolari tra loro che si incrociavano ad angolo retto ad intervalli costanti, i decumani e i cardini dell'agro centuriato39.
Alla necessità di proteggere i luoghi strategicamente importanti si pensa siano da ricondurre anche le centuriazioni più tarde, stese tra Verona e Vicenza40, tutte impostate sulla via Postumia, realizzata nel 148 a.C. per congiungere Genova ad Aquileia e i centri maggiori della Valle Padana; per lungo tratto passava a ridosso di quei monti da dove poteva in ogni momento presentarsi la minaccia di incursioni, come era successo per i Cimbri nel 102 a.C.41
I decumani e i kardines formavano un fitto reticolo di strade che offrivano la possibilità di avvicinare luoghi fino ad allora lontani e, quindi, favorire un incontro sempre più frequente di interessi, di traffici e di idee. Nei centri che sorgevano lungo i limites delle centuriazioni cominciava così a prendere forma una nuova mentalità, non più chiusa nel suo particolarismo, ma destinata a trasformare profondamente il carattere socio-culturale delle popolazioni locali. Il tessuto sociale lentamente acquisisce le nuove entità e anche dalla fusione delle gentes locali con i nuovi coloni nasce il fenomeno della romanizzazione.
Altri possono essere i motivi che hanno favorito la realizzazione delle centuriazioni, ad esempio particolari momenti storici, come le guerre civili nel passaggio dalla Repubblica all'Impero. A queste motivazioni storielle si fanno risalire le centuriazioni di lulia Concardia e del territorio di Atheste e forse anche quella a Nord di Patavium nella zona di Camposampiero. La centuriazione a Sud di Padova è da ricondurre invece a motivi di carattere economico e catastale, con ampi lavori di bonifica e di riduzione a coltura del terreno, nel quadro delle nuove giurisdizioni amministrative, seguite alla concessione dello ius Romanum alla Cisalpina.
Negli agri non centuriati del territorio si fa spazio anche una nuova realtà, quella del latifondo. A prima vista, può sembrare che i grandi proprietari terrieri si trovino in una situazione sociale antitetica rispetto al veterano-colono e all'assegnatario latino o romano, che coltivano direttamente il proprio lotto di terra; in realtà, sia i proprietari fondiari sia lo Stato, che si fa promotore di una centuriazione, perseguono lo stesso fine: individuale i primi, esteso e reso operativo sul piano collettivo il secondo, ma protesi tutti alla finalità comune dello sfruttamento razionale e redditizio della terra.
note:
29 mengotti 1984a, p. 166 e bosio 1991.
30 bonomi 1987, pp. 195-216 e tav. V.
31 Con la riorganizzazione augustea, il territorio fu ripartito in 14 regiones; con lo stesso termine si designarono gli 11 distretti amministrativi istituiti da Augusto in Italia. Tale ripartizione si conservò senza rilevanti mutamenti fino alla fine del III secolo d.C.
32 Fine del III secolo - inizi del IV d.C. Le province furono raggruppate in dodici diocesi, rette da vicari del prefetto; anche l'Italia fu inclusa in questa riforma amministrativa, e fu divisa in due diocesi.
33 bosio 1984, pp. 15-21.
34 I Galli Cenomani erano stanziati anche nell'area veronese. Altre popolazioni galliche erano stanziate nella Venetia orientale.
35 POLIBIO, Storie, 2, 17, ci fornisce varie informazioni sui Veneti e sui Galli, affermando che "I Veneti per costumi e per abitudini erano simili ai Galli". DEI FOCOLAR! G. 1981, Padova preromana, in Padova antica da comunità paleoveneta a città romano-cristiana, Padova, pp. 27-45. Discutendo questa affermazione, l'autrice è dell'avviso che "solo certe caratteristiche siano uguali per entrambi i popoli, e propende per scartare l'intenso esercizio della guerra e la mancanza di ogni scienza e arte, poiché i dati archeologici danno ben diversa immagine".
36 BOSIO 1984; BOSIO L. 1987, Il territorio: la viabilità e il paesaggio agrario, in BUCHI E. (a cura di), Il Veneto nell'età romana. Storiografia, organizzazione del territorio, economia e religione, I, Verona, pp. 74-86; buchi E. 1987, Assetto agrario, risorse e attività economiche, in Il Veneto nell'età romana, I, Verona, pp. 112-134.
37 bosio 1984.
38 ROSADA G. 1984a, Capire la terra: la centuriazione romana del Veneto, in Misurare la terra: centuriazione e coloni nel mondo romano. Il caso Veneto, Modena, pp. 22-37.
39 buchi 1987, p. 105-111.
40 bosio 1984, p. 18.
41 Nel 102 a.C., i Cimbri, ostacolati invano dal console Quinto Lutezio Catulo, erano scesi dalla valle dell'Adige nella pianura veneta, distruggendo e saccheggiando, finché Mario non li sconfisse (PnJT., Mar., 23 e 24-27).
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Ultimo aggiornamento (Venerdì 03 Febbraio 2012 19:53)