******* IL SITO DI STORIA, CULTURA E INFORMAZIONE SUL PAESE DI SAMBRUSON ******* **************** un sito per Sambruson a cura di LUIGI ZAMPIERI ********************

Sambruson dalla preistoria all'età Romana

Valutazione attuale: / 3
ScarsoOttimo 
SAMBRUSON DALLE ORIGINI TRA STORIA E LEGGENDA - PREISTORIA A SAMBRUSON

SAMBRUSON DALLA PREISTORIA ALL'ETÀ ROMANA

Sambruson è una frazione del Comune di Dolo, in Provincia di Venezia. A metà strada tra la laguna di Venezia e la città di Padova (tavv. XIX-XX), Sambruson è situato in un'area che ha restituito, negli anni passati, una consistente serie di reperti di epoche antiche, in particolare relativamente all'epoca preistorica, romana e medievale1. Questi ritrovamenti, anche se per lo più casuali e comunque condotti da persone volenterose, ma non competenti2, hanno permesso di ricavare nuovi dati archeologici per aree poco studiate e di focalizzare meglio aspetti ancora da evidenziare, quali la frequentazione e l'insediamento umano locale in epoca antica3.

L'area, dove oggi si trova Sambruson era da sempre appartenuta al territorio di Patavium (Padova) florido centro dei Veneti in età preistorica, sviluppatesi su una grande ansa del Meduacus, identificato con l'odierno Brenta4 e, in età romana, importante e ricco municipio. Ricchezza e importanza di Patavium si riflettevano nell'eccezionale ampiezza del suo territorio, che abbracciava una vasta fascia di pianura estesa dai monti al mare5 (tav. XIX).

In epoca preromana, come visto in precedenza, la pianura veneta doveva presentarsi con aree principalmente riservate alla coltivazione e che si estendevano intorno ai diversi nuclei insediativi per lo più indipendenti l'uno dall'altro6. Dalla fine del III sec. a.C. ali' inizio del II sec. a.C. comincia la penetrazione romana in territorio veneto e pertanto anche dell'area qui presa in esame7, con l'occupazione delle terre galliche8, la costruzione della rete stradale (vie consolari) e la ripartizione agraria o centuriazione di vaste aree (tav. XXI)9. L'annessione della Venetia a Roma è avvenuta senza particolari impegni bellici, poiché i Veneti videro nei Romani i loro difensori dalla minaccia gallica10. Ancora prima della completa romanizzazione, Patavium aveva un'ampia zona di influenza i cui confini andavano via via meglio definendosi nel tempo11. A Nord l'agro patavino arrivava fino alle pendici del gruppo del Monte Grappa, controllando così l'accesso del fiume Brenta alla valle. Il confine, a Est, con l'agro asolano prima e con l'agro altinate, poi, era stabilito dal torrente Muson Vecchio con il suo affluente Astego (tav. V)12. Solo recentemente, nuove indagini hanno dimostrato che ad Est, dopo Stigliano13, il territorio di pertinenza patavina oltrepassava il Muson e si spingeva verso Nord-Est fino almeno a Martellago, comprendendo così una larga fascia costiera.

Anche il tratto di costa adriatica che si estende tra Mestre e Chioggia, era sotto il controllo della città, che dominava così buona parte della laguna veneta, soprattutto le zone portuali14. Qui sfociavano due corsi fluviali di vitale importanza per la città, ossia il Brenta e il Bacchiglione15. A confermare la dipendenza dalla città di queste aree ci sono epigrafi menzionanti la tribù Fabia, tribù in cui era iscritta Patavium. Queste epigrafi sono state rinvenute sia presso la costa, come quella dell'abbazia di Sant'Ilario a Malcontenta16, sia nel retroterra, come quelle di Vallonga17 e di Piove di Sacco18. Il confine meridionale con i territori di Adria e di Este era segnato dai rami settentrionali di due fiumi molto importanti: il Po e l'Adige. Nell'area dei Colli Euganei, quadrante nord-orientale, il confine tra Atheste (Este) e Patavium è invece di carattere antropico. Tre cippi lapidei19, infatti, posti lungo le principali strade di accesso ai Colli, testimoniano l'intervento del proconsole romano L. Cecilie Metello20, giunto per placare un conflitto territoriale tra le due comunità; qui sono state rinvenute anche due iscrizioni funerarie menzionanti la tribù Fabia, in particolare a Luvigliano e a Praglia21. Non si hanno sufficienti informazioni a disposizione per definire la linea di confine con il territorio di Vicenza lungo la fascia di pianura a Nord dei Colli. È probabile che questa linea toccasse le attuali località di Rovolon sotto il Monte della Madonna e Cervarese Santa Croce, sul Bacchiglione. Il confine occidentale del territorio patavino era costituito dal corso del fiume Brenta, l'antico Meduacus, allora situato molto più ad Ovest del suo corso attuale (tav. V). Nel suo percorso con ampi meandri il Meduacus toccava molti paesi, fino a quando, dopo Lissaro all'altezza di Arlesega, piegava verso Est, continuando il suo percorso verso Mestrino, Rubano e Chiesanuova, per entrare poi in Patavium22.

  La zona di nostro interesse fa per l'appunto parte del territorio controllato dall'antica Padova e, in particolare, essa si trova sulla linea di confine tra il quadrante Nord-Est e quello Sud-Est (tav. XXI). Prendendo in considerazione la carta topografica della Proposta di centuriazione di Padova di Nord-Est (tav. XXII) e collegando tutta una serie di dati, quali la posizione del paese, la lettura diretta sul terreno e le foto satellitari, si può osservare come Sambruson non rientri nella griglia dei cardini e decumani rilevabili sul terreno, ma possa rientrare nei prolungamenti delle lineazioni viste solo dalle foto satellitari. Infatti, Sambruson è sfiorato a Nord da due decumani rilevati dalle foto da satellite: uno passa per Dolo in direzione diagonale e si ferma a Piazza Vecchia, un altro arriva fino a Nord di Sambruson (tav. XXII). Si può quindi affermare con sufficiente sicurezza che Sambruson rientri proprio nel tracciato di completamento della centuriazione di Padova Nord-Est, cosiddetta di Padova-Camposampiero, considerando anche la sua posizione topografica, esattamente a Nord-Est di Padova24.

La regolare divisione dei cardini e decumani a Nord-Est di Padova, rilevabili sul terreno, è nota sin dalla metà dell'Ottocento per opera del Legnazzi, che pubblicò la notizia solo anni dopo25 e, successivamente, se ne occupò anche il Dorigo26. Nonostante la mancanza di fonti storico-letterarie ed epigrafiche tale disegno viario, proprio per la conservazione sul terreno, fu uno dei primi ad essere identificato come un'antica centuriazione romana.

Attualmente il territorio è compreso nelle province di Padova e di Venezia ed è percorso da Nord a Sud dalla Statale n. 307, cosiddetta "Strada del Santo", identificata con l'antica via Aurelia, diretta da Padova ad Asolo (Bosio 1970, pp. 124-126) lungo la quale si snoda il centro di Camposampiero, attualmente il più importante della zona. Nell'età romana tale zona faceva parte dell'agro patavino, come confermano sia la definizione dei suoi confini, sia la presenza di linee centuriate immediatamente a Nord, Nord-Est di Padova. L'asse della centuriazione è stato impostato sulla via Aurelia, che ne costituisce il Kardo Maximus e che, provenendo dalla stessa Patavium, collegava quest'ultima alla campagna circostante.

Nell'agro di Padova Nord-Est furono tracciate centurie quadrate di 20 actus di lato (corrispondenti a 710 m circa) che formavano una superficie di 200 iugera (100 heredia), la più frequente unità agrimensoria. È difficile definire con precisione l'originaria estensione dell'agro centuriato (tav. XXI-XXII). Ad oriente esso sembra estendersi all'incirca fino all'attuale Canale di Mirano; i confini meridionali ed occidentali si perdono nelle due fasce agricole parallele rispettivamente alla Riviera del Brenta ed al corso attuale di tale fiume. Il confine nord-occidentale è costituito dalla zona delle risorgive che si estende a Nord di Abbazia Pisani e S. Giorgio in Bosco, oltre la quale si sviluppa la centuriazione di Padova Nord, cosiddetta di Cittadella-Bassano27. Il Muson Vecchio è stato considerato da sempre il confine nord-orientale, limite naturale e territoriale fra gli agri patavino e altinate; infatti lungo questo tratto sarebbero evidenti i due diversi orientamenti delle centuriazioni a Nord-Est di Padova e di quella di Altino. Ma una nuova proposta di estensione della centuriazione e di conseguenza del territorio patavino, viene recentemente offerta dalle foto da satellite28 (tav. XXII). In particolare, per quel che riguarda la parte nord-orientale dell'agro, tali immagini mostrano che le linee agrarie continuano anche a sinistra del Muson Vecchio, cioè ad Est e a Nord-Est di Stigliano, diversamente da quello che risulta dal rilevamento con i tradizionali mezzi di indagine, che individuavano in questa zona non le tracce nord­orientali della centuriazione di Camposampiero, ma quelle sud-orientali della centuriazione di Altino. Per quanto riguarda poi la parte orientale e sud-orientale dell'agro, le stesse foto mostrano che i limites della centuriazione a Nord-Est di Padova continuano fino quasi al margine lagunare, facendo inoltre ritenere che ne fosse interessato anche il Mestrino, escluso da queste rilevazioni. Il reticolo, considerato nella sua funzione viaria, tramite la via Aurelia, si inseriva nel più vasto complesso stradale dell'Italia settentrionale, in quanto il tratto settentrionale di tale via, inserendosi come kardo nella limitatio di Asolo (tav. XXI), si raccordava alla via Postumia: se poi si suppone che le linee agrarie furono estese anche nell'area paralagunare, come sembrano proporre le foto da satellite, il Decumanus Maximus, prolungato nel suo rettilineo, verrebbe a terminare proprio a Mestre-Marghera, identificata con la Mutatio ad Nonum dell'Itinerarium Burdigalense, collegando perciò direttamente l'agro centuriato patavino con la via Annia e, di conseguenza, con gli interessi della Venetia orientale. Tale territorio, inserito in un piano razionale di viabilità, dovette favorire la penetrazione e la frequentazione in età romana. Patavium, gli altri centri del Veneto e i territori di loro influenza fanno parte della risistemazione operata da Augusto e diventano la X Regio Augustea, Venetia et Histria che, con la riorganizzazione dioclezianea, amplierà i suoi confini. Si può individuare ancor oggi il volto unitario di un'antica regione che trova il suo corrispettivo nel territorio oggi indicato come le "Tre Venezie".

note:

1 Cfr. Capuis et alii 1984d; Furlanetto p., Mengotti e., Ronconi F. 1984, Testimonianze archeologiche dal territorio a nord-est di Padova, in Le divisioni agrarie romane nel territorio patavino, Treviso, pp. 33-47.

2 Per lo più reperti rinvenuti dai proprietari dei terreni durante lavori agricoli o edili.

3 Furlanetto p. 2004, II popolamento preromano e romano nel territorio della provincia di Venezia, in Bondesan A., Meneghel m., La geomorfologia della provincia di Venezia, Padova, in particolare pp. 178-192.

4 Per l'identificazione del Meduacus come Brenta cfr. bosio L. 1984, Capire la terra: la centuriazione romana nel Veneto, in Misurare la terra: centuriazione e coloni nel mondo romano. Il caso veneto, Modena, p. 101; Bonomi s. 1987, II territorio patavino, in Il Veneto nell'età romana, II, Verona, pp. 195-216; Furlanetto 2004, pp. 188-189.

5 BOSIO l. 198 la, Padova e il suo territorio in età preromana, in Padova antica da comunità paleoveneta a città romano-cristiana, Padova, pp. 3-23; Bonomi 1987, p. 197-211.

6 Cfr. Bosio 1981a; Bosio L. 1984, Capire la terra: la centuriazione romana nel Veneto, in Misurare la terra: centuriazione e coloni nel mondo romano. Il caso veneto, Modena. mengotti C. 1984b, La centuriazione, in Le divisioni agrarie romane nel territorio patavino, Treviso, pp. 33-34.

7 Si tratta del sito Sambruson e dell'area circostante, all'incirca da Camposampiero a Piove di Sacco e da Padova alla laguna di Venezia. Si veda tav. XX.

8 Santoro p. (a cura di) 1978, I Galli e l'Italia, Roma, pp. 25-67.

9 Gabbia E. et alii 1984, Per uninterpretazione storica della centuriazione romana, in Misurare la terra: centuriazione e coloni nel mondo romano, Modena. rosada G. 1984a, Capire la terra: la centuriazione romana del Veneto, in Misurare la terra: centuriazione e coloni nel mondo romano. Il caso veneto, Modena, pp. 15-37.

10 I Galli erano stanziati nel territorio nord-orientale e in quello veronese (i Cenomani). Cfr. BOSIO 1984, p. 15-21.

11 Per i confini del territorio di Patavium cfr. tav. XX nel presente testo, e tav. V in Bonomi 1987 (la parte relativa all'area circostante Sambruson si trova alla tav. XX nel presente testo); cfr. anche BOSIO 1981a, pp. 3-18

12 Gasparotto c. 1951, Padova romana, Roma, pp. 133-149; ramilli g. 1973, Gli agri centuriati di Padova e di Pala nell'interpretazione di Pietro Kandler, Trieste.

13 Mengotti C. 1984a, Padova Nord-Est (Camposampiero), in Misurare la terra: centuriazione e coloni nel mondo romano. Il caso Veneto, Modena, 159-166; Bonomi 1987, pp. 197-198.

14 Mengotti C. 1979, L'utilizzazione delle foto da satellite nello studio della centuriazione romana: la centuriazione a nord-est di Padova, in Archeologia Veneta, II, pp. 83-89.

15    Ossia gli antichi Meduacus ed Evrone.

16   CIL,V, 2849.

17   CIL,V, 2878.

18    CIL.V, 2838.

19   Rinvenuti aTeolo (CIL, V, 2492), sul Monte Venda, (Ctt,V,2491) ed a Galzignano, (CIL, V, 2873).

20 Ordine emanato nel 141 a. C. Cfr. Sartori 1981, Padova nello Stato romano dal secolo III a. C. all'età dioclezianea, in Padova antica da comunità paleoveneta a città romano-cristiana, Padova, pp. 97-189.

21 Bonomi 1987, p. 197-201.

22 ROSADA G. 1984B, Territorio patavino e "Venetia" romana: due aspetti di un processo unitario, in Le divisioni agrarie romane nel territorio patavino, Riese Pio X, pp. 15-18; Rosada G. 1984c, Funzione e funzionalità della Venetia romana: terra, mare, fiumi come risorse per un'egemonia espansionistica, in Misurare la terra: centuriazione e coloni nel mondo romano. Il caso Veneto, Modena, pp. 22-37.

23   Mengotti 1979, p. 85; mengotti 1984a, pp. 160-161.

24   Mengotti 1979, pp. 83-89; mengotti 1984a, pp. 159-166; bosio 1984, pp. 16-17.

25   Legnazzi 1887.

26  Dorico w. 1983, Venezia Orìgini, I, Milano, pp. 58-63 e p. 81 ss.

27  GAMBACURTA G. 1984, Padova Nord (Cittadella — Bastano), in Misurare la terra: centuriazione e coloni nel mondo romano. Il
caso Veneto, Modena, pp. 152-158.

28 Mengotti 1979, pp. 83-89; mengotti 1984a, pp. 160-161.


Dal volume "AD DUODECIMUN MANSIO MAIO MEDUACO"

di MONICA ZAMPIERI (Associazione Culturale Sambruson La Nostra Storia)

Ultimo aggiornamento (Mercoledì 10 Ottobre 2012 11:18)

 

LE SEZIONI DEL SITO

return

Home SAMBRUSON DALLE ORIGINI TRA STORIA E LEGGENDA PREISTORIA A SAMBRUSON Sambruson dalla preistoria all'età Romana
VISITATORI ONLINE
 27 visitatori online
GLI ARTICOLI PIU' RECENTI