Il Museo del 1950. I reperti allora,oggi.
SAMBRUSON IN EPOCA PREROMANA E ROMANA - IL MUSEO |
IL MUSEO DEL 1950 : I REPERTI ALLORA, I REPERTI OGGI
Nel Resoconto del Vanuzzo, non esiste un'elencazione ordinata e precisa dei reperti. Molto utili si sono rivelati due elenchi, stilati da funzionari della Soprintendenza, che però risalgono ad anni successivi agli scavi. Pertanto, per poter conoscere la consistenza di ciò che è andato perduto rispetto ai materiali tuttora esistenti, di fondamentale importanza si rivelano le foto del Museo allestito a Sambruson nel 1950, in un ambiente prestato dal comm. Velluti, a scavi conclusi.
Le foto del Museo, allestito dallo stesso Vanuzzo, presentano piuttosto chiaramente i tre lati della sala romana (taw. VIII-X; tav. XI, 23), mentre la piccola parte dedicata ai reperti del periodo preistorico non risulta molto chiara, a causa di un'unica foto conservata male (tav. XI, 24).
Osservando attentamente le foto, si può notare come esse testimonino diverse fasi di allestimento del Museo. Cambia, infatti, la disposizione dei reperti e anche dei sostegni all'interno della stanza. Per quanto riguarda in particolare il lato destro e la parete di fondo, variano la tipologia delle tombe e il posizionamento dei pezzi, che vengono aggiunti o spostati. In un allestimento, probabilmente non definitivo (tav. VIII, 17), le due tombe visibili sono composte di tegole e semicolonne, mentre nell'altro (taw. IX, 20; X, 21-22; XI, 23), più articolato, sono presenti diverse tipologie di tombe e, a destra, è posizionata l'anfora di produzione spagnola. Inoltre, sulla mensola in alto a destra, compare in una foto (tav. VIII, 17) un'ansa posta su un piedistallo in legno, mentre in un'altra foto, al suo posto, è posizionata un'antefissa affiancata, dal collo con anse, di anfora Lamboglia 2; in un'altra ancora, troviamo tre antefisse unite ad un sostegno di legno, sempre vicine al frammento di Lamboglia 2 (taw. X, 22; XI, 23).
Anche osservando la parete di fondo si possono notare delle differenze. In un caso l'arcata è unica (tav. VIII, 17), nell'altro sono due (tav. VIII, 18)41. Ai lati delle arcate, su un capitello, sono posizionati frammenti di fornello sempre uniti ad un sostegno di legno, mentre a destra si vedono i pesi da telaio. E presumibile che quest'ultima immagine (tav. VIII, 18) rappresenti l'allestimento definitivo, poiché si presenta più articolata e ricca di reperti. Quella che traspare dalle fotografie non è la consistenza attuale; molto materiale, infatti, è scomparso. Alcuni reperti sono recuperati visivamente dalle foto nella loro consistenza, ma non sono più presenti a Sambruson.
La concezione museale sembra essere di carattere tipologico e non contestuale; perciò, tutto quello che poteva essere contestualizzato, anche solo in forma museale, è stato in parte assemblato e in parte forzatamente riunito.
Da queste foto risulta con chiarezza come Vanuzzo abbia creduto fermamente di aver scoperto una necropoli romana: la sua ricomposizione delle tombe, infatti, non trova una corrispondenza nei dati di rinvenimento, nei quali compare solo un elenco dei reperti, ma sembra una sua invenzione. Il montaggio delle grandi tegole assemblate in modo da creare tre diverse tipologie di tombe (tav. XI, 23), in una delle quali, quella triangolare a sinistra nella foto (taw. VIII, 18; IX, 19; XI, 23), i coppi servivano a coprire la parte superiore, non viene descritta all'interno del Resoconto. È pur vero che non sappiamo se il Vanuzzo abbia scritto altro che non ci è giunto. Le grandi tegole e i coppi costituenti tali tombe sono tuttora presenti a Sambruson, mentre gli scheletri poggianti sulle tegole sono andati persi.
Sul lato destro della stanza (taw. VIII, 17; IX, 20; X; XI, 23) si possono vedere l'anfora frammentaria spagnola, tuttora presente e, in alto, tre mensole su cui poggiano sostegni di legno circolari a cui sono stati uniti numerosi frammenti per mezzo di fili di ferro. L'immagine non è molto chiara ma, una volta riportati a Sambruson i reperti, ci si è accorti che pezzi di forme diverse e di classi diverse erano stati uniti insieme.
I tre frammenti di antefisse fittili, che si possono osservare sulla terza mensola in alto a destra, unite tra loro tramite fili di ferro, fanno parte di quei frammenti che il Vanuzzo scrive di non aver consegnato a De Gheltof, ma di cui non si sa più nulla dal 1950. Il frammento di anfora con collo ad imbuto, posizionato sulla terza mensola in alto a destra (taw. VIII, 17; IX, 21-22), si rivela importante, poiché potrebbe testimoniare la presenza in loco di più frammenti di tale forma.
Sulla parete di fondo, in alto a destra (tav. VIII, 18; XI, 23), si possono osservare alcuni pesi da telaio appesi sfruttando il foro passante, tuttora presenti nell'Antiquarìum. In posizione centrale, i mattoni da pozzo, visibili attualmente solo in due esemplari, formano un'arcata che il Vanuzzo disegna anche in un suo scritto inviato alla Soprintendenza e che identifica come l'entrata di una tomba; piuttosto arduo da credersi, considerando il tipo di scavo per fossati e il terreno fortemente argilloso e pertanto difficilmente in grado di sostenere una struttura della forma ipotizzata dal professore42. Sul lato sinistro della stanza (taw. IX, 19; XI, 21), si possono vedere due pannelli su cui sono stati uniti i frammenti di affresco mediante malta e le ceramiche rinascimentali, tutti reperti ancora presenti a Sambruson.
Per quanto riguarda il quarto lato della stanza adibita a Museo (tav. XI, 24), dedicata ai pezzi di presunta epoca preistorica, la foto mal conservata non permette un'identificazione chiara dei materiali. In alto a sinistra sono visibili i palchi cervini, uno dei quali tuttora presente nel Museo. Sono poi riconoscibili i numerosi tronchi recuperati durante lo scavo, mentre per il restante materiale risulta impossibile fare delle attribuzioni.
NOTE:
39 zampieri G. 1970, Stele funeraria, inedita della zona di confine tra Patavium e Altinum, in Padusa, VI, pp. 169-177.
40 Tutti i documenti citati, riuniti nella sezione dedicata a Dolo, sono conservati presso la Soprintendenza Archeologica per il Veneto nella sede di Padova; copia di tali documenti è consultabile presso \Antiquarium di Sambruson.
41 Le arcate, cosi composte, il Vanuzzo scrive di averle rinvenute durante lo scavo A, e le identifica come entrate di tombe. Come già detto in precedenza, quest'ipotesi sembra piuttosto azzardata.
42 Gli elevati costi del restauro non permettono, almeno per ora, di dare migliore sistemazione ai frammenti di affresco.
Dal volume "AD DUODECIMUN MANSIO MAIO MEDUACO"
di MONICA ZAMPIERI (Associazione Culturale Sambruson La Nostra Storia)
< Prec. |
---|
Ultimo aggiornamento (Mercoledì 10 Ottobre 2012 13:20)