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Premessa allo studio dei rinvenimenti

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SAMBRUSON IN EPOCA PREROMANA E ROMANA - GLI SCAVI ARCHEOLOGICI

PREMESSA

Dal volume "AD DUODECIMUN MANSIO MAIO MEDUACO"

di MONICA ZAMPIERI (Associazione Culturale Sambruson La Nostra Storia)

A Sambruson, frazione del Comune di Dolo in provincia di Venezia, situata tra i paesi di Mira e Dolo sulla provinciale Dolo-Chioggia, nel 1950 è stato effettuato uno scavo archeologico1 condotto dal prof. Lino Vanuzzo2 (tav. I, 1) e uno scavo sovrinteso dallo stesso dott. Vanuzzo, in due siti vicini. Nel primo scavo, area A, sono stati rinvenuti reperti di epoca romana, nel secondo, area B, reperti presunti dal prof. Vanuzzo di epoca preistorica (tavv. II-VII); quest'ultimo non può essere definito un vero e proprio scavo, in quanto realizzato sfruttando il lavoro della ditta "Valdadige"3.

Lino Vanuzzo, persona di grande sensibilità e cultura, poco compresa all'epoca dei suoi studi e delle sue scoperte, ricoprì anche la carica di Ispettore ai monumenti delle Belle Arti su incarico della Soprintendenza alle Antichità.

Parte della documentazione di cui si dispone per ricostruire la storia dei reperti è stata prodotta e raccolta dal prof. Vanuzzo e parte si trova in possesso della Soprintendenza.

Il rinvenimento della documentazione del prof. Vanuzzo, effettuato dai familiari nel 1999, è stato un caso fortuito, ma non comprende tutto il materiale prodotto e raccolto all'epoca4, poiché in parte era stato perso dopo la sua morte avvenuta nel 1986: non era infatti stata compresa l'importanza del suo lavoro. Della produzione del Vanuzzo è rimasto il Resoconto degli scavi, nome che è stato dato alla relazione di una ventina di pagine scritta nel maggio del 1950, poco dopo la conclusione degli scavi e che egli aveva intitolato I miei scavi nelle stazioni terramaricole e proto-venete di Sambruson. In essa il Vanuzzo racconta la storia degli scavi e dei reperti rinvenuti e le circostanze che lo hanno spinto ad intraprendere questa avventura. Sono state poi recuperate altre due pagine scritte dal professore, riguardanti lo scavo di epoca preistorica, le foto scattate durante gli scavi e quelle del Museo allestito nel febbraio del 1950 nell'edificio situato vicino al luogo dello scavo da cui erano emersi reperti di epoca romana. Ancora, sono stati recuperati gli articoli del Gazzettino pubblicati dal 1950 fino alla sua morte.

La documentazione in possesso della Soprintendenza Archeologica del Veneto, Archivio di Padova, comprende le lettere che il Vanuzzo ha inviato alla medesima per informarLa delle sue scoperte, le lettere, più tarde, scritte per riavere i reperti che nel frattempo erano stati donati al Comune di Venezia, nonché quelle che dai vari studiosi e autorità ha ricevuto in risposta (fine capitolo). E ancora, una pianta di Sambruson dove il Vanuzzo stesso ha cerchiato le due zone in cui sono avvenuti gli scavi (tav. XVI).

A questo materiale si aggiungono le foto aeree delle zone degli scavi che il Comune di Dolo ha recuperato nel 2000 (tav. XVIII).

NOTE:

1 Scavo archeologico condotto in modo non scientifico. Non è stato uno scavo stratigrafico, né chi se ne è occupato aveva la competenza necessaria; infatti il Vanuzzo nel suo Resoconto degli scavi, depositato presso il Museo di Sambruson, ci informa che lo scavo è avvenuto ad una profondità costante di circa 2 metri. Si può dedurre che, tralasciando gli strati inferiori e superiori, si siano unificati reperti trovati in livelli diversi.

2 Lino Vanuzzo nacque a Dolo il 20 settembre del 1907 e morì a Padova il 23 marzo del 1986. Dopo aver preso il diploma di Geometra si laureò in Economia e Commercio. Per molti anni fu docente di matematica presso la Scuola Media "P. R. Giuliani" di Dolo. Grande appassionato di letteratura e storia antica, ha lasciato un significativo contributo alla storia locale dedicandosi al recupero e allo studio dei reperti archeologici rinvenuti a Sambruson di Dolo nel 1950. Sono state recuperate recentemente alcune sue poesie, che dimostrano ancor più la sua grande sensibilità.

3 Come verrà spiegato meglio in seguito, lo scavo ha sfruttato il lavoro di estrazione dell'argilla eseguito dalla ditta "Valdadige". L'operazione consisteva nello scavare fossati che, una volta recuperata l'argilla, venivano ricoperti.

4 Nel suo Resoconto degli scavi il prof. Vanuzzo scrive di aver prodotto altro materiale, che però non ci è giunto.

 

Ultimo aggiornamento (Lunedì 08 Ottobre 2012 15:27)

 

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