Sambruson e Lova paleoveneti di M. Zampieri
SAMBRUSON DALLE ORIGINI TRA STORIA E LEGGENDA - I PALEOVENETI |
SAMBRUSON E LOVA PALEOVENETI
LOVA DI CAMPAGNA LUPIA e SAMBRUSON (MAIO E MINO MEDUACO)
Recentemente, a qualche chilometro da Sambruson, a Lova di Campagna Lupia, è stato rinvenuto un santuario. In epoca antica, la zona era inserita nel grande delta del Meduacus, del quale l'attuale Cornio riprende solo in parte uno dei vari rami. Il complesso di Lova segna un confine con l'esterno, trovandosi presso le foci del Meduacus, e potrebbe anche presentarsi di carattere emporico15, per la sua stessa ubicazione nei pressi della laguna16. La linea di margine ha subito nei secoli oscillazioni notevoli: verso la fine del I millennio avanti Cristo essa era poco più avanzata dell'attuale, nell'area che ci interessa. Il santuario non è di confine, in senso stretto, poiché l'agro patavino si estendeva ben oltre, verso Sud. L'ubicazione prossima alla laguna, cioè ad un ambiente di passaggio dalla terra all'acqua, e ad una foce fluviale, che di fatto era anche un accesso alla città, potrebbe però essere intesa in qualche modo come un limite.
Potremmo prendere in considerazione un'eventuale ascendenza eroica, per esempio quella mitica, se volessimo vedere qui il luogo dello sbarco dell'eroe troiano Antenore fondatore di Padova17; oppure quella storica, se volessimo invece collocarvi nelle vicinanze il noto scontro tra i giovani patavini e gli Spartani di Cleonimo (vedi pag. 6, nota 23).
Il sito archeologico è stato scoperto a poche decine di metri ad Ovest della vecchia Idrovora del Cornio, vicino alla via Romea ed al Nuovissimo, e doveva trovarsi a breve distanza dal tracciato della via Popilia, a Lova. La mappa magnetica, redatta da Sandro Veronese, ha restituito l'immagine di un complesso santuariale di grandi proporzioni; rimane ancora ignota la divinità o le divinità alle quali doveva essere dedicato.
L'itinerario costiero incontrava, all'altezza del paese di Lova, il Medoacus Minor, cioè uno dei rami nei quali si divideva l'antico Brenta nel suo tratto terminale. In questa località è da situare la Mansio Mino Meduaco della Tabula ed anche un altro, per quanto minore, scalo fluviale di Padova, posto sul margine interno della laguna e, verosimilmente, messo in collegamento con il mare Adriatico attraverso un approdo sul litorale, da identificare con Portosecco, che conserva nel nome il ricordo di una antica presenza marinara18.
La Tabula Peutingeriana riporta le varie mansiones, che dovevano essere punti di snodo tra percorsi terrestri ed acquei e che, data la loro posizione, rappresentavano di fatto le porte di accesso per via fluviale a Patavium. Appare molto probabile che la mansio fosse collocata nelle immediate vicinanze del santuario, secondo una relazione già registrata altrove tra stazioni di posta e santuari legati alle acque. Le vicende del santuario, probabilmente distrutto già nel I sec. d.C., hanno portato alla dimenticanza di questa connessione: non a caso la tarda Tabula Peutingeriana ricorda qui solo una mansio. Il territorio, nel quale era compreso anche Sambruson, appartenne per secoli e secoli all'agro patavino, tanto che ancor oggi esso dipende dalla diocesi di Padova.
I reperti, costituiti prevalentemente da frammenti di ceramica grigia e di ceramica a vernice nera, sono attribuibili a brocche ed anforette di ceramica comune, consapevolmente defunzionalizzate; sono presenti poi frammenti della decorazione architettonica, come le antefisse a palmetta. Sono stati rinvenuti anche particolari oggetti votivi: si tratta di quattro anelli d'oro, uno dei quali reca l'iscrizione OSTIS incisa profondamente sul castone liscio. L'ipotesi più verosimile è che si tratti di un nome venetico latinizzato di un dedicante e non di una dedica alle foci, come appare ad una prima lettura. Cospicui sono i rinvenimenti di bronzetti che hanno dato, fin dall'inizio, un'indubbia impronta veneta, anzi patavina, a questo luogo di culto. Realizzati in stampi, si sono rivelati di una lega povera con alta percentuale di piombo, per abbassarne il punto di fusione e quindi il costo. Di piccole dimensioni, nessuno, infatti, supera i 5 centimetri di altezza., erano evidentemente ex voto popolari, eseguiti senza pretese artistiche e con una tecnica veloce e rudimentale. Rappresentavano per lo più un devoto maschile nudo stante, con i particolari anatomici appena abbozzati e il caratteristico anello al posto di un braccio; ci sono poi alcuni cavalieri e alcuni cavallini. L'unico ex voto anatomico è rappresentato da una gamba.
Il complesso, con i suoi rinvenimenti, documenta un'attività riferibile al periodo di romanizzazione che, dal II sec. a.C., non si spinge oltre la metà del I sec. d.C. Tale complesso è ancora in corso di studio, ma non stupirebbe che rivelasse una fase più remota. Alcuni pezzi, infatti, trovano confronti con materiali più antichi. Ad esempio, gli analoghi bronzetti di Padova e del suo territorio hanno ricevuto datazioni variabili tra il V e il III sec. a.C. Inoltre, la definitiva distruzione del santuario, intorno alla metà del I sec. d.C., e il fatto che non fu più tentata una sua ricostruzione fanno pensare alla disposizione di un'autorità locale o, più probabilmente, centrale. I motivi oggi ci sfuggono, ma potrebbero indicare rapporti non sempre "pacifici" tra Veneti e Romani.
Ad una sfera simile al santuario di Lova, per il tipo di confine con l'esterno, si può riferire il santuario recentemente rinvenuto ad Altino, in località Fornace, che mostra fin dal V sec. a.C. una connotazione emporica19. Appare ipotizzabile un legame con l'ambito patavino, chiaramente attestato per le manifestazioni culturali del centro altinate20.
Di Lova e di Altino sappiamo ancora poco, ma i luoghi di culto sono sicuramente legati all'acqua: ai fiumi, che collegavano l'area con i centri principali, alle lagune e di conseguenza al mare Adriatico, vettore privilegiato di commerci verso il mondo mediterraneo.
NOTE:
15 Emporio: grande centro commerciale, per il deposito o il traffico delle merci. Gli antichi chiamavano emporio tanto lo scalo quanto le città, per lo più marittime, centri del commercio e degli scambi.
16 Santuario di Lova: BONOMI s., VERONESE s. et alii 1995, Il santuario alle foci di un Meduaco. Indagini archeologiche a Lova di Campagna Lupia, in Archeometra, Padova, pp. 103-105 e capuis 1993, p. 254.
17 Malnati 2003a, pp. 11-22.
18 BOSIO 1981. Bassignano M.s. 1987, La religione: divinità, culti, sacerdozi, in BUCHI E. (a cura di), Il Veneto nell'età romana. Storiografia, organizzazione del territorio, economia e religione, I, Verona, pp. 311-343.
19 Bonomi s., 2001, II santuario di Lova di Campagna Lupia, in Orizzonti del Sacro, Culti e santuarì antichi in Altino e nel Veneto orientale, Quasar, Roma, pp. 245-254. Scavi e ricerche da parte dell'Università di Padova sono tuttora in corso in questa area archeologica.
20 Capuis 1999, p. 295 e pp. 198-304 e Gambacurta 1999. Per il periodo orientalizzante, vedi Locatelo d. 2003, Un'aristocrazia europea alla conquista del territorio: l'orientalizzante in Veneto (VII secolo a. C.), in I Veneti dai bei cavalli, Soprintendenza per i Beni Archeologici del Veneto e Regione del Veneto, Treviso, pp. 45-56, a partire dalla metà del VII sec. a.C. comincia a prendere forma il centro altinate e con il V sec. a.C. raggiunge il suo apogeo. Per Altino nel V sec. a.C., vedi Bonomi 2003, I Veneti tra Greci ed Etruschi (V secolo a.C.), in I Veneti dai bei cavalli, Soprintendenza per i Beni Archeologici del Veneto e Regione del Veneto, Treviso, pp. 67-80. Cfr. anche braccesi l. et alii, Hellenikòs Kolpos: supplemento a Grecità Antiche, Università di Padova, La ricerca archeologica ha recentemente ricostruito una nuova pagina della storia di Altino preromana, facendo appunto emergere la realtà di una funzione emporica, come quella esercitata da Adria, cfr. braccesi et alii, Hellenikòs Kolpos: supplemento a Grecità Antiche, Università di Padova.
Dal volume "AD DUODECIMUN MANSIO MAIO MEDUACO"
di MONICA ZAMPIERI (Associazione Culturale Sambruson La Nostra Storia)
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Ultimo aggiornamento (Giovedì 14 Dicembre 2017 15:05)