Preistoria
SAMBRUSON DALLE ORIGINI TRA STORIA E LEGGENDA - PREISTORIA A SAMBRUSON |
PREISTORIA A SAMBRUSON
Con l'inizio del IX sec. a.C. gli storici ritengono che la maggior parte delle antiche popolazioni siano ormai stanziate definitivamente in Italia nei territori che vengono loro tradizionalmente assegnati dalle fonti antiche1. E' quanto si può affermare per gli antichi Veneti che, rispetto ad altri popoli italici, presentano una maggiore continuità insediativa tra la fine dell'età del bronzo e il IX sec. a.C. in molte zone della regione. La formazione della civiltà veneta è stata un processo di lunga durata, che si svolge dal XII sec. a.C. e si compie definitivamente solo con l'inizio dell'VIII sec. a.C.2
A questo periodo il Vanuzzo fa risalire la struttura di pali lignei che è stata rinvenuta a Sambruson nell'area B e che egli pensa essere una manifestazione della cultura delle Terramare3. L'Italia settentrionale conosce, infatti, durante l'antica età del bronzo, la cultura di Polada e le prime attestazioni della cosiddetta cultura delle Terramare4. Poiché non ci sono dati di scavo sufficienti, si possono solo formulare delle ipotesi. Già nel 1950 la dott.ssa Fogolari, della Sopritendenza, aveva supposto si trattasse di un'opera di arginatura paleoveneta o, più probabilmente, romana.
E in progetto uno studio dei tronchi, finanziato dal Comune di Dolo, in prìmis per riuscire a risalire al tipo di specie botaniche a cui appartenevano, in secondo luogo per dare una datazione relativa dendrocronologica dei tronchi di maggiore diametro. Una datazione assoluta con il metodo del Carbonio 14 darebbe informazioni più chiare, ma è una tecnica molto costosa. Secondo i risultati che daranno questi primi studi, si penserà poi a come procedere5.
Oltre ai tronchi, alcuni dei quali sono oggi conservati nell’Antiquarium di Sambruson, sono stati recuperati nel medesimo contesto altri reperti, ossia l'amigdala (pietra a forma di mandorla) che sembra scheggiata e levigata, le due asce di pietra, la punta di freccia e il frammento di selce. Tali reperti potrebbero appartenere allo stesso periodo ipotizzato per la struttura lignea, ma potrebbero anche essere più antichi. Infatti, questo tipo di materiali viene realizzato già dal Neolitico (Età della pietra nuova, dal 10000 al 3500-3000 a.C. circa) e utilizzato per molto tempo, almeno fino all'età del bronzo media e recente6. Poiché lo scavo non è stato di tipo stratigrafico, possiamo ragionevolmente pensare che materiali appartenenti a strati diversi siano stati raccolti insieme, come avvenuto per lo scavo nell'area A. Non essendo questi pezzi oggi presenti a Sambruson, si possono fare, ancor più che per gli altri reperti, solo supposizioni. Sempre dall'area B provengono due vasetti, uno dei quali in particolare è associabile alla cultura paleoveneta, mentre l'altro potrebbe essere più antico. Provengono da quest'area anche frammenti di ossa animali7 e dei resti di torba fossile.
Possiamo supporre una presenza veneta antica nel territorio del nostro paese, nonostante i reperti riferibili ai Paleoveneti (Veneti antichi) siano pochi e non certi. Possediamo, infatti, dei frammenti di ceramica grigia, ossia del vasellame fittile di colore grigio. La produzione di questa classe ceramica è una manifestazione peculiare dei Veneti antichi e si ritrova, difatti, in tutta l'area veneta, anche dopo l'arrivo dei Romani. I frammenti di Sambruson, tramite confronti con altri materiali e tenendo conto delle datazioni ricavate per gli altri reperti rivenuti nello stesso contesto, sono riferibili ad un periodo compreso tra la fine del IV e gli inizi del III sec. a.C. Alcune forme, però, potrebbero anche risalire ad un periodo precedente. La ceramica grigia potrebbe confermare una continuità tra Veneti antichi e Romani anche a Sambruson. L'ipotesi che a Sambruson vivessero i Paleoveneti è sostenuta anche dal fatto che nei territori vicini vi sono stati rinvenimenti che attestano la loro presenza8.
note:
1 In Italia il I millennio a.C., che corrisponde all'Età del ferro, vede differenziarsi varie culture: la Cultura Sicula propria dei Siculi, la Cultura Apula degli Japigi, la Cultura Laziale dei Latini, la Cultura delle Tombe a Fossa degli Enotri e Ausoni, la Cultura Villanoviana degli Etruschi, la Cultura Paleoveneta dei Veneti antichi, la Cultura di Golasecca dei Lombardi.(XII-X secolo a.C.), in / Veneti dai bei cavalli, Soprintendenza per i Beni Archeologici del Veneto e Regione del Veneto, Treviso, pp. 23-32. Per l'Età del bronzo vedi fasani l. 1984, L'età del Bronzo, in ASPES (a cura di), // Veneto nell'antichità preistoria e protostoria II, Verona, pp. 451-616.
2 bianchin citton E. 2003, Le origini: la formazione della civiltà veneta nell'età del Bronzo finale
3 Resti di villaggi agricoli preistorici risalenti all'Età del bronzo, in particolare dal 1600 al 1200 a.C. Il termine deriva da "terra mara" o "terra marna", che indica dei cumuli di terreno archeologico rinvenuto in località un tempo lacustri, con resti di palafitte, tipiche dell'area emiliana e lombarda.
4 Nell’Età del Bronzo si distinguono in Italia settentrionale la Cultura di Polada (2000-1600 a.C.) alla quale seguono, nel periodo del Bronzo medio (1600-1300 a.C.) e recente (1300-1100 a.C.), la Cultura terramaricola e palafitticola.
5 II Progetto, finanziato dal Comune di Dolo, vede la partecipazione del prof. Braga dell'Università di Padova. Per l'argomento, vedi marconi s. et alii 2006, Analisi dendrocronologica di reperti lignei provenienti dall'abitato della media età del Ferro di Lajiel Laion (Balzano), in Annali del Museo Civico di Rovereto, Rovereto, pp. 73-88.
6 bagolini B. 1984, Neolitico, in ASPES (a cura di), // Veneto nell'antichità preistoria e protostoria I, Verona, pp. 323-450. A Peraga di Vigenza è stato rinvenuto materiale antico, lame e punte di frecce in selce e un'ascia, assegnabili all'età del Bronzo media o recente.
7 Sono presenti frammenti di ossa riferibili ad animali di piccole e medie dimensioni; è conservato anche un palco di cervo.
8 A Lova è ancora più probabile l'ipotesi della continuità tra Veneti antichi e Romani. Vedi BONOMI s., 2001, II santuario di Lova di Campagna Lupia, in Orizzonti del Sacro, Culti e santuari antichi in Altino e nel Veneto orientale, Quasar, Roma, pp. 245-254.
Dal volume "AD DUODECIMUN MANSIO MAIO MEDUACO"
di MONICA ZAMPIERI (Associazione Culturale Sambruson La Nostra Storia)
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Ultimo aggiornamento (Mercoledì 10 Ottobre 2012 11:09)