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Sambruson reclama la storica statua di Sant'Ambrogio sul campanile

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SAMBRUSON RECLAMA LA STORICA STATUA DI SANT'AMBROGIO SUL CAMPANILE

Un nuovo movimento è nato a Sambruson allo scopo di ottenere tramite una petizione popolare, la ricollocazione sulla cupola del campanile, della antica statua girevole di Sant'Ambrogio benedicente, deposta per motivi di sicurezza e non ancora restaurata. A questo Movimento popolare ambrosiano va il plauso e il pieno accordo del sito internet SAMBRUSONLASTORIA che si unisce nel promuovere e appoggiare presso i lettori, questa importante e molto sentita iniziativa, invitandoli ad una compatta adesione. L. Zampieri.


 

Lettera agli abitanti di Sambruson da parte del Movimento popolare Ambrosiano.

 


 

Articolo pubblicato nel quotidiano IL GAZZETTINO del 28 Gennaio 2021

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

A supporto e incoraggiamento all’auspicato piano di ricollocazione della Statua di Santambrogio sopra il nostro campanile, ragione e origine del presente articolo, aggiungiamo in calce il racconto/novella IL CAMPANILE DI SAMBRUSON, tratto dalla “Antologia di Racconti 2021” di A. Zilio recentemente pubblicata nel  SAMBRUSONLASTORIA.

Grazie Andrea per la fantasiosa novella che sembra creata apposta per motivare e incentivare le aspettative di poter rivedere presto il simbolo benedicente sulla nostra comunità, al suo posto, sopra il Campanile di Sambruson. L. Z.

 


IL CAMPANILE di SAMBRUSON

Una notte, allo scoccare dei dodici rintocchi, il campanile di Sambruson chiamò a rapporto gli altri colleghi dei paesi vicini. Dall’alto dei suoi cinquanta cinque metri accorciati, parlò della statua di Sant’Ambrogio riportata a terra per riparazioni  urgenti e necessarie.

“Colleghi,” disse “questa storia deve finire, non può durare secoli, bisogna che qualcuno si muova. Cosa suggerite?”

“Calma, che fretta c’è?” disse il campanile di Dolo guardando giù dai suoi 82,27 metri. Già, si ritiene il signore di tutti i colleghi.

“Non conosci la notizia? Abbiamo un nuovo sindaco!”

Tutti gli altri danno un rintocco per dire che hanno capito ma che vorrebbero conoscere la cosa nei dettagli.

Anche il campanile di Sambruson è colpito dalla notizia, ma non capisce perché dovrebbe essere contento.

Allora il campanile del duomo si san Rocco spiega pazientemente ai campanili di campagna di quali proporzioni è la bella notizia.

Il nuovo sindaco e la sua amministrazione, tra le molte cose, hanno in programma quella di issare al suo posto la statua di sant’Ambrogio. Ne hanno tutto il tempo per agire con saggezza e ponderatezza, affinché le riparazioni durino ancora per secoli. Ma soprattutto hanno la competenza, il ruolo e i mezzi per realizzare l’opera.

Ma ecco che il campanile di Camponogara si fa avanti, pensa ai suoi problemi, vorrebbe un controllo statico, vorrebbe che fosse eliminata la pianta di pruno cresciuta a livello della torre campanaria che deturpa la sua bella e slanciata cuspide. Certamente qualche uccello ha mangiato il frutto e lasciato cadere il seme tra le fessure polverose. A supporto ricorda la sua santa protettrice sant’Apollonia di Alessandria.

“E, dopo tutto, non dimenticate, merito anch’io attenzione, in fin dei conti sono alto 70 metri, signor campanile di città!”

Suonano i due rintocchi e il campanile del capoluogo spiega con pazienza che ogni comune ha un sindaco diverso, una amministrazione diversa e che sono diversi gli interlocutori.

Già il campanile di Arino pensa se ha qualche dolore da sistemare, visto che con Dolo e Sambruson è in famiglia. Intanto ricorda pomposamente l’Arcangelo Michele, suo protettore. E aspetta in silenzio un commento. Niente! Anche tra i campanili c’è rivalità, ognuno pensa a sé.

Il campanile di Pianiga interviene seccato.

“Cari colleghi, non dovete giudicare dall’altezza, ma dalla storia, dall’antichità, dalla fama. Sono il campanile della chiesa di san Martino, e basta la parola! La nostra chiesa è stata costruita quando voi non eravate ancora nati, quindi parliamo anche di precedenze e, se ci deve essere un aiuto ai campanili, io vi precedo tutti.”

“Quanta pazienza!” Pensa il campanile di Dolo.

Ma non è finita. Interviene piuttosto seccato il campanile di san Nicola di Mira.

“Signori! Pensate anche all’ampiezza del territorio che ogni santo protegge. Mira vi ingloberebbe tutti e poi non approfittate della mia solitudine, io appartengo al patriarcato di Venezia, di san Marco.”

Gonfiò la voce per tutti, alti e bassi, trovandosi a 66 metri, a mezza altezza. Cominciò un sermone che non finiva più. Citò origini nobiliari e letterarie, citò Dante, la Divina Commedia e la cantica del Purgatorio, parlò di un tal Jacopo del Cassero morto dissanguato nelle paludi di Oriago. Insomma non la finiva più!

Il campanile di Sambruson sentendo tutte queste storie aggiuntive e concorrenziali si preoccupò non poco. Era tale e quale ai suoi fedeli, contadini pazienti, ma quando è troppo sbroccano.

Gli orologi suonano le tre. Eh, sì! i campanili sono più svegli e attenti più che mai.

Allora il campanile vicariale diede a Sambruson la buona notizia, solo in parte annunciata.

“Il comune di Dolo cercherà i fondi necessari all’opera, chiederà tutti i permessi necessari, all’ufficio tecnico, alla Sovrintendenza ai beni culturali, alla Curia, alle banche per programmare un intervento serio e definitivo. Tra non molto ci parleremo ancora di notte, pure con sant’Ambrogio innalzato al suo solito posto.”

Il campanile di san Carlo Borromeo di Fiesso d’Artico rimasto silenzioso chiese la parola.

“Mi sono annoiato a sentire discorsi di primogenitura, di altezza, di fama perché qualcuno ha soggiornato in casa propria, perché, se la mettiamo così, io mi trovo sulla strada regionale Padana Nord, un’arteria che vede passare gente locale, nazionale e internazionale. Ho anch’io la mia importanza, non faccio tante smancerie, non dimenticatelo.”

E parlò con aria altezzosa di villa Pisani, del doge Pisani, dell’architettura veneta che ha fatto scuola in tutto il mondo. Parlò della camera di Napoleone Bonaparte e dell’incontro di Venezia tra Hitler e Mussolini, che invece avvenne a Strà.

E poi, in fin dei conti, cosa ha mai da vantare Fiesso d’Artico che tutto questo ben di Dio lo vede solo di spalle, dalle scuderie?

E infine ricordo a tutti che la nostra parrocchia si distingue da tutte voi. Noi non celebriamo un santo, ma un evento: la Natività di Maria Vergine. Mandate fedeli da noi l’otto settembre, li faremo pregare e divertire alla sagra.

“Calma, calma,” intervenne il campanile di Campagna Lupia, “se parliamo di santi protettori, io ho il capo dei Santi e dei Papi, san Pietro. Non so se mi spiego.”

Eh, si era spiegato sì! Tutti chinarono il capo, incartarono il loro santo e lo deposero piamente in sacrestia.

Tutti tranne sant’Ambrogio che questa volta intervenne di brutto.

“Signori miei, ognuno di voi ha presentato un suo privilegio, una sua richiesta. Io sono la storia del mio paese, gli ho dato il nome, e se non torno lassù come suo simbolo, il paese resta senza nome, figlio di santo ignoto. Non mi sembra una cosa dignitosa.”

Ricordò che dei singoli fedeli si erano proposti come promotori di un comitato raccoglitore di fondi per il restauro, ma che tutto era fallito, per la presunzione di voler fare qualcosa che non era in grado di portare a termine, per mancanza di autorità. La buona volontà può servire senz’altro nel proporre, ma il fare è tutta un’altra cosa. Comunque resta l’encomiabile diffuso desiderio di vedere il proprio Santo al suo posto. Non lo dimenticherò, dice.

Gli orologio suonarono le quattro.

Le discussioni si protrassero per altre due ore con intatto calore e vanto per sé.

Infatti non era finita. Timidamente disse la sua anche il timido campanile di  Paluello con protettore sant’Antonio Abate. Azzardò anch’esso, come valore aggiunto, la presenza nel territorio della Villa Giustiniani Gritti Menin. Ma nessuno gli badò.

Allora il campanile di Fossò, pur piccolo, ma con un mirabile duomo si azzardò di parlare del suo protettore, san Bartolomeo apostolo, compagno di predicazione del Vangelo di Simon Pietro, morto martire, per di più scorticato vivo.

“Chiedo scusa,” disse con un filo di voce il campanile di Sandon. “Ho anch’io il mio santo protettore, san Giacomo, pure lui apostolo. Vicino ho tutto: le scuole, il cimitero, ora anche una rotonda al posto del semaforo.”

Il piccolo presentò il suo meglio in modo pudico e senza pretese.

Ma nessuno gli badò. Era troppo poco. E poi tutti erano esausti.

Seguirono un lungo silenzio, dei borbottii sommessi nella notte di luna piena, dei consensi, sì sì, dei dissensi, no no.

Alla fine tutti erano esausti. Allora fu il campanile di Sambruson a trarre rapido le conclusioni e chiudere la discussione.

“Non mi potete lasciare solo, datemi una mano, uno squillo per ognuno di voi non costa niente, ma per me conta molto, per me vale tutto. Non lo dimenticherò.”

Fu così che alle sei del mattino tutte le campane dei campanili della Riviera del Brenta squillarono a distesa, in segno di amicizia e di approvazione.

La gente svegliata di soprassalto si chiedeva cosa mai fosse successo.

Un patto tra fratelli aveva sancito la vittoria delle campane di Sambruson e il ritorno della statua di sant’Ambrogio con la sua benedicente mano in vetta al campanile.

Solo i campanari, che sanno suonare le campane e che sanno distinguere la messa cantata dal funerale e dal matrimonio, compresero il loro linguaggio festoso, applaudirono e sparsero la voce.

E così, come in tutte le belle favole, tutti vissero felici e contenti.

 


Per approfondire le conoscenze sull'argomento, invitiamo i gentili lettori
a visitare i seguenti articoli del sito:

(cliccare sulle righe sottostanti)

1 - Sant'Ambrogio scende dal campanile (cronistoria della deposizione della statua)

 

2 - Le campane di Sambruson (di Semanzato e Causin)

 

3 - La chiesa di Sambruson, i 250 anni dalla consacrazione, la sua storia.

 

4 - S.Ambrogio e Sambruson

 


a cura di Luigi Zampieri


Ultimo aggiornamento (Martedì 26 Ottobre 2021 17:18)

 

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