LE VECCHIE CASE DI SAMBRUSON RACCONTANO STORIE ANTICHE
SAMBRUSON. CULTURA, COSTUME, TRADIZIONI, AMBIENTE. - AMBIENTE, EPISODI |
LE VECCHIE CASE DI SAMBRUSON
RACCONTANO STORIE ANTICHE
Le vecchie case ti raccontano storie antiche.
Ti suggeriscono essenze di vita e
di visi senza nome dimenticati dalla storia,
ma con l'anima che non smette di amare.
L’ occasione per realizzare questo articolo è giunta in tempo di covid, durante le uniche uscite possibili, le lunghe passeggiate con Renata per le strade di Sambruson, osservando in particolare le case. Le emozioni più forti non sono venute dalle nuove, bianche, asettiche, moderne abitazioni, ma dalle vecchie case, inquieti muri malinconici che continuano a ricordare e a raccontare nel tempo, le persone che le hanno vissute. Allora, telecamera e smartphone alla mano, ne è uscito un album di foto della gran parte delle più
vecchie case di Sambruson.
Sono escluse, volutamente, le antiche ville storiche d'epoca, già molto trattate in altre parti di questo sito e che portano comunque ad argomenti, significati e contenuti diversi.
Un compendio di brani poetici accompagna la rassegna fotografica. I poeti, famosi o meno o anche sconosciuti, al di là del valore poetico, sono stati scelti perché nei versi proposti, si possono cogliere essenza, significati e sensazioni che questo articolo vorrebbe trasmettere.
Questa rassegna fotografica, oltre alle ville storiche, non comprende le case meno vecchie costruite nel secondo dopoguerra del secolo scorso. Le case presentate sono quelle costruite dai nostri nonni e bisnonni nei periodi prebellici del 1900, e parecchie risalenti anche al 1800. Molte sono abbandonate, alcune diroccate, altre, tuttora abitate, sono state ristrutturate ma mantengono struttura e volumi originali.
Vengono poste, per quanto possibile, delle didascalie alle singole foto, nelle quali si ricordano con nomi, cognomi o soprannomi, persone e famiglie presenti in queste case nei diversi tempi della loro secolare esistenza. Le didascalie sono ancora abbozzate e saranno implementate e possibilmente completate anche e soprattutto successivamente alla pubblicazione dell'articolo.
In questi nostri percorsi lungo le strade del paese, in particolare vicino ai luoghi della nostra infanzia, ci si accorge di quanto e come siano cambiati i paesaggi. Si resta colpiti soprattutto da “non presenze”, da vuoti incolmabili, presenze perdute, fatalmente non più recuperabili ma ancora e per sempre impresse nella nostra memoria: le case che c’erano ma che non esistono più, le vecchie case del paese, le fattorie di campagna, case scomparse, distrutte, case sostituite, case assenti ai nostri occhi ma radicate in modo indelebile in noi finché avremo memoria. Pertanto, con le vecchie case di Sambruson ancora esistenti, vogliamo citare anche quelle scomparse, non più fotografabili e lo facciamo con i nomi e soprannomi, quelli che ricordiamo, delle persone e delle famiglie per le quali, queste case perdute, sono state essenza e teatro della loro stessa vita.
Luigi Zampieri
SAMBRUSON VIA VILLA
Palazzo Marchiori, incrocio via Villa, via Marinelle, 2 foto da retro, sulla destra e sotto.
Dittadi Antonio (Toni Begon), Guido, Pierino, Ilario, Renzo, Anna,......Benetti (cagna), Franco,.........., alimentari Gardellin Maria (Maria Gardeina), Mario Simionato (Marieto Menoto),.........
....ci sono posti che soffocano il cuore...
La voce del cuore
La solitudine è in agguato
la lontananza è pericolo
la malinconia si insinua
strisciando
negli animi più indifesi
per poi svanire
nello spazio infinito.
Una voce, un ricordo,
un profumo, un gesto,
La voce del cuore
uno sguardo, una lacrima,
sincera sempre....
Fuggire lontano, da quelle parti
ci sono posti che soffocano il cuore,
ci sono ricordi che riesumano antiche memorie,
c'è una strada, un muro, una casa antichissima,
una malinconia infinita.
Ci sono gradini, porte, vetri con nomi
e poi questo tormento
questo risentire ovunque
il cuore che batte.
Antonella Tommasone
Via Villa. Casa Congi.
Via Villa, casa Marchiori. Curva Brusaura, foto sopra e sotto. Terrin, Segato, Furian, Cacco,..
Ode alla casa abbandonata
di Pablo Neruda
Casa arrivederci!
Non posso
dirti
quando
torneremo
domani oppure no,
tardi o molto più tardi.
Un altro viaggio,
ma questa volta
voglio
dirti
quanto amiamo
il tuo cuore di pietra:
quanto
sei generosa
con il tuo fuoco
acceso,
là in cucina
e il tuo tetto
su cui cade
sgranata
la pioggia
come se scivolasse
la musica dal cielo!
Adesso chiudiamo
le tue finestre
e un'oppressiva
notte prematura
lasciamo insediata
nelle stanze.
Tutta buia
tu continui a vivere,
mentre
il tempo ti percorre
e l'umido guasta piano la tua anima.
Talvolta
un topo rosicchia,
s'alza dalle carte
un
fruscio
soffocato,
un insetto
smarrito
sbatte
cieco contro i muri,
e quando
piove nella solitudine
forse
una goccia
risuona
con voce umana
come se vi fosse
qualcuno che piange.
Solo l'ombra
conosce
i segreti
delle case sbarrate,
solo
il vento respinto
o sul tetto la luna che fiorisce.
E ora,
arrivederci, finestra,
porta, fuoco,
acqua che bolle, muro!
A presto, a presto
cucina
a quando
ritorneremo
e l'orologio
sopra la porta
un'altra volta ricomincerà a pulsare
con il suo vecchio
cuore e con le sue due
frecce inutili
conficcate
nel tempo.
Pablo Neruda
C'è nella realtà un lato oscuro e doloroso, di cui Neruda è acutamente consapevole: è il trascorrere del tempo che ci consuma, portando noi stessi e tutto ciò che ci è caro verso la dissoluzione.
In questa poesia il sentimento della morte si trasferisce nella casa che, abbandonata, va in rovina: topi e insetti vi si insediano, l'umidità la guasta. Neruda ha detto, in altre sue composizioni, che dall'angoscia gli esseri umani si difendono soltanto con l'amore, che dà loro entusiasmo e forza per vivere e per lavorare. Anche gli oggetti si possono difendere, amandoli: perciò non si dice addio, ma arrivederci, a questa casa in cui bisognerà tornare, se vogliamo salvarla.
Il saluto alla casa è espresso, in parole affettuose, nella prima e nell'ultima strofa. Più dense e difficili, concettualmente, sono le strofe centrali, dove Neruda tocca il tema di fondo, del tempo e della disgregazione.
Via Villa casa Toni Zanta (vigile comunale)
Casa Romanato (impiegato all'anagrafe comunale) foto sopra e sotto.
Via Villa, Casa Parolini (Marceo Ruvoeto)
Casa Salviato, Nico, Luigi (Gigin)
Casa Carraro (Tognon), Primo, Franco
Via Villa, casa Tessari Maria. Vi abitava una vecchia signora chiamata Maria tessara.
Via Villa, Casa Saorin, Vittorino, .........
Casa Vanzan, Renzo, Ornella, ... .
SAMBRUSON VIA MARINELLE
Via Marinelle, casa Bettini Mario e Giovanna, Rino, Ulderico, Dino, Clara, Francesco, Lucia,........
AMO LE VECCHIE MURA
Fattoria Ferraresso (Angi, Angei), Nino, Lucio, Pino, Ofelia, ......
VECCHIE CASE
mi piace osservare vecchie casemuri malinconici che sembrano parlare
di persone che le hanno costruite e vissute
con personalità diverse, io immagino
chi avrà vissuto nelle vecchie case abbandonate,
circondate da erba alta, che non nasconde la loro
antica bellezza, vite vissute nel tempo che non tornerà mai più! amo le vecchie mura
cariche di vibrazioni che arrivano all'anima
trasmettono amore, calore, malinconia infinita
belle sensazioni anche un velo di tristezza
perchè sono rimaste vuote e abbandonate all'incuria del tempo
oggi le case sono costruite senza amore
non trasmettono nulla, sono solo scatole senza senso
per dormire senza amore e senza passione.
SAMBRUSON VIA ARGINE SX
Via Argine sx sul letto della vecchia Brenta
Il rudere
Mi aspettavi
vecchio cadente
seduto
sulle pietraie
di antiche solitudini.
Una sciarpa
di rovi
ti avvolgeva
il collo
e sulle spalle
ricurve
la lucertola
mostrava
verdi movenze.
Primavera
ti spargeva
viole
alle caviglie
e narcisi infilava
nel taschino
scrostato
del panciotto.
Cantava il cuculo
in odore
di selva
e bianche
infiorescenze d’olivi.
Venni
ad abbracciarti
fra intrichi d’ortiche
e nel tuo antro
di un tempo
svanito
una nidiata
di rondinotti
mi cinguettò negli occhi.
Graziella Cappelli
Via Argine sx casa Nello Manetti (Consigliere Comunale)
Via Argine sx casa Ferraresso, Albino (Albano), Antonietta, Guido; Canova, .........
Via Argine sx Maestra Stella e Marin Nicodemo (Emo meccanico)
SAMBRUSON VIA BRENTELLE
(angolo Brentelle/Galvani)
Casa Cassandro, Sebastiano (ristrutturata mantenendo forma e volume originali)
Antica fattoria Cassandro, Giovanni, Gino, Giulio, Eleonora, Paolo, Sebastiano, Margherita, ..........
Case di via Brentelle verso via E.Tito (sopra e sotto)
Via Brentelle Casa Semenzato
Antico capitello (Redentore) incrocio Brentelle/Seriola.
SAMBRUSON VIA BRENTONI
Casa Donolato Settimo e Adele, Giovanni, Nerio, Irma, Bruna, ....... (sopra e sotto)
Casa Celeghin Luigi (Gigio Dea Mora), Giuseppe, Neno, Cesira, Aneta, Renata, Ginetto....
Casa Menoto, Fabris Egisto (Gisto Menoto e Maria), Primo, Toni, Antonietta,
Simionato Bepi (Bepi Menoto), Mario, Giovannina, ....... (foto sopra e sotto)
Fattoria Sarto (Bortolosso)
Fattoria, Compagno Pietro, (Piero Pastoreto)....... (foto sopra e sotto)
..E RITORNO BAMBINO..
Ritorno ormai cresciuto
nel cortile ove bambino ho vissuto.
La casa da anni abbandonata
ricoperta di muschio ed incrostata
ha rattristato di molto la mia giornata.
L'immagine racconta di abbandono,
assordante quiete e desolazione,
che ha non poco offuscato
il ricordo del bel tempo vissuto.
Poi.."d'incanto".. scompare il presente
e nitidi, i vecchi ricordi tornano in mente,
ecco gli antichi rumori venire,
ecco il razzolare degli animali da cortile,
ecco l'apparir di figure amiche
ormai nei ricordi sbiadite...
e.. i giochi.. e.. le corse in quel cortile
il tardo giorno prima di dormire.
son rumori che non hanno eco
"disincanto" al presente mi piego.
Ricordo un ricordo mai "sopito"
il ritorno di un bambino al vecchio nido.
Casa Zanella, (Ninin e Gianni Boiesso), ........
Fattoria Basso, Vittorio, Bepi, Mario, Gabriella.......
Fattoria Mescalchin (Magagnoeo), Raffaele, Renzo, Moro, Aldino, Lucia, Luciano.... (foto sopra e sotto)
Casa Cibola (Siboea)
Vecchie case che non esistono più
Case distrutte
Mia soltanto è la patria della mia anima. Vi posso entrare senza passaporto e mi sento a casa; essa vede la mia tristezza e la mia solitudine ma non vi sono case: furono distrutte durante la mia infanzia, i loro inquilini volano ora nell'aria in cerca di una casa, vivono nella mia anima.
MARC CHAGALL
Case eliminate, scomparse
In questi nostri percorsi lungo le strade del paese, in particolare vicino ai luoghi della nostra infanzia, ci si accorge di quanto e come sono cambiati i paesaggi. Si resta colpiti soprattutto da “non presenze”, da vuoti incolmabili, presenze perdute, fatalmente non più recuperabili ma ancora e per sempre impresse nella nostra memoria: le case che c’erano ma che non esistono più, le vecchie case del paese, le fattorie di campagna, case scomparse, distrutte, case sostituite, case assenti ai nostri occhi ma radicate in modo indelebile in noi finché avremo memoria. Con le vecchie case di Sambruson ancora esistenti vogliamo citare anche quelle scomparse, senza foto, assieme però ai nomi che ricordiamo, delle persone e delle famiglie per le quali, queste case perdute, sono state la loro stessa vita.
Casa Saccarola (Picin), alimentari, Mario, Costantino, Longhin Gino, Anna, Paolo, via Villa
Casa Carminati, Simionato Luigi (Gigio Postin),….. via Villa
Casa Marchiori (Aria pastore), Toni,……. De Lorenzi (Patao), Saverio, Dino,…… via Villa
Casa Cobau, ambulatorio (tra le case Cobau/Roson la storica fontana di via Villa)
Casa Roson, Emanuele, Renzo, Luigino, Roberto ……..via Villa
Casa Nardo, Renzo, Elsa, Norma, ……..via Villa
Casa Darici, Carlo, Anna, Agostino,……via Villa
Casa Brugnoli (Mistron), Sartoria
Fattoria Naletto (Menegasso) Antonio, Emilio, Luigi, Francesco,…….via Brentoni
Fattoria Trevisan (Gaeo) Nisio, Armando, Italo, Flora, Bruna, Antonietta, …. Via Brentoni curva antica fontana.
Fattoria Vescovi (Vesco) Pietro e Giovanni, Valentino, Valentina, Gino, Alba,…. Via Brentoni
Casa Vescovi (Vesco) Secondo (Bepi), Saverio, Mariangela,….. Via Brentoni
Casa Zampieri Umberto, Dorina, Anna, Luigi, Margherita, Antonio, Via Brentoni
Casa Gambato (Martin), Modesta, Mario, Giovanna, Giuseppe, Maria, via Brentoni
Fattoria Berto (Soanin) Carlo, …… Via Marinelle
Casa Marin (Fornaro), Piero, Gianni,….via Marinelle
Fattoria Disarò,………via Marinelle
Fattoria Valentini (Pioncheta), Luciano, ……….via Marinelle
Da completare: sono riportate per ora solo le case scomparse della parte sud ovest del paese
SAMBRUSON VIA BRUSAURA, PIAZZA, VIA PONTE
Piazza, case lato nord. Organo, negozio alimentari, pesa pubblica, Dino, Alfio, Marcellina, Marta, Sandra, Bettini, macelleria, Dino, Andrea,...., Luigi Fecchio, negozio scarpe, ......., Piero, meccanico bici, Donò (Merican), bottega barbiere, Emma Giupponi ostetrica, famiglia Sguaccin.......
Vecchie case
un campanile rosa antico,
tetti di pietra tutto intorno.
un cielo azzurro come due occhi azzurri...
e mi perdo nello sguardo di quegli occhi.
grilli che ancora cantano,
una nevicata di foglie
a spasso nel vento.
il rumore dei miei passi;
a terra ricci di castagna
e foglie morte.
ora un ruscello
e la sua fresca voce.
una radura,
baite di un tempo -
non usano parole per parlare -
per loro parlano
le crepe dentro ai muri...
... ecco, dal campanile,
un suono di campane.
gianni castagneri
Casa Fabris (Beneto), antica bottega maniscalco fabbroferraio, .....
Piazza Brusaura, case lato ovest, ora risto-pizza-bar. Ex osteria Dittadi (Begon) Romano, Leandrina, Giorgio, Ugo. Osteria Scarante Riccardo. Osteria Pino Ferraresso. Storica rivendita varie, cartoleria, giornali, verdure, dolci, di Pietro Dittadi (Piero Begon, non vedente). Bottega ferramenta da Marchiori (Boteghin). Edicola......
Case parrocchiali della Curia. A Sambruson è stata un pò il centro di tutto, nei vari periodi: sede del Patronato, scuola della Dottrina Cristiana, sede A.S. Ambrosiana Calcio, sede della Democrazia Cristiana, abitazione di tutti i Cappellani di Sambruson, Abitazione di campanari e sacrestani, sede della Azione Cattolica, lato piazza Cinema Teatro Ambrosiano, sede di altre associazioni, Fabio&Fabio sede sociale, ASD Ambrosiana sede sociale, ....... Ha mantenuto struttura e aspetto invariati nel tempo.
Casa Meneghelli, Riccardo sindaco,..., Italia maestra, Italo, Virgilio, Alberto, Giorgio, (foto sopra e sotto)
Io sono una forza del passato (Pier Paolo Pasolini)
da Poesia in forma di rosa
Benedetta Scotti ha deciso di salvare nella sua “cassaforte impermeabile” questa poesia di Pier Paolo Pasolini. Le ho chiesto di raccontare il perchè in pochissime righe. Eccole:
“Perché è una poesia che in pochi versi esprime potentemente l’importanza di far vivere e amare la tradizione: “Mostruoso è chi è nato dalle viscere di una donna morta”.
Proteggere le radici (“le chiese, le pale d’altare, i borghi”) per non finire nell’anonimato del Dopostoria, là dove il passato non esiste più.”
Io sono una forza del Passato.
Solo nella tradizione è il mio amore.
Vengo dai ruderi, dalle chiese,
dalle pale d’altare, dai borghi
abbandonati sugli Appennini o le Prealpi,
dove sono vissuti i fratelli.
Giro per la Tuscolana come un pazzo,
per l’Appia come un cane senza padrone.
O guardo i crepuscoli, le mattine
su Roma, sulla Ciociaria, sul mondo,
come i primi atti della Dopostoria,
cui io assisto, per privilegio d’anagrafe,
dall’orlo estremo di qualche età
sepolta. Mostruoso è chi è nato
dalle viscere di una donna morta.
E io, feto adulto, mi aggiro
più moderno di ogni moderno
a cercare fratelli che non sono più
(da Poesia in forma di rosa)
Casa Donò (merican), Cesare (Cesarin), Toni, Mirco, Renzo, bottega barbieri. Ex bottega ferramenta Marchiori (botteghin), ora edicola.
Casa Menegazzo Giovanni, Renzo, Graziella, Lucia, ......
Casa Menegazzo Antonio (Toni), Vittorino, Mario, Anna,......
Casa Miatto, calzolaio
Via Brusaura, case Berlese.....
SAMBRUSON VIA BRENTASECCA
in progress
SAMBRUSON VIA CARREZZIOI
Stradina di Campagna
Mercoledì 02 Ottobre 2013 Caro Luigino,
a Sambruson ci sono notizie preistoriche e altre che ormai sono storiche. Ti interessano? A noi a scuola interessavano.
Ho trovato, tra le mie carte che sto rottamando, una poesiola che scrissi per un classe quarta, fine anni ‘70. Le lezioni speciali me le inventavo così. Dovendo parlare dell’ambiente ambrosiano che cambia, feci un confronto tra quello che io avevo visto da ragazzo, fine anni ‘40 e quello di allora. Prendemmo per campione un unico soggetto. Interessante sarebbe il paragone con lo stesso ambiente ora, anno 2013.
Sarebbero tre scale diverse, tre/quarti di secoli visti in controluce.
Ho tolto volutamente le virgole, perché avrebbero mozzato il dolce respiro. Le virgole se le deve inventare il lettore, lentamente. In silenzio.
Caro Andrea
la bella poesia che stavi quasi per rottamare merita più di una riflessione. L’ambiente e il contesto mi coinvolgono molto.
La Via Carrezzioi, come sai, è la strada dove abito dagli anni ’70, quando ho scelto di costruirvi la mia casa e dove ho vissuto da adulto; quindi, purtroppo, ho contribuito anch’io a renderla una “strada per passare”, com’è adesso. Al “friggere dei tralicci” e ai molti “ruggire dei motori” ci siamo abituati. E’ vero, non è più la “stradina di campagna”, ma non è ancora tanto male. Prova a immaginarla fra qualche anno quando sarà attraversata da un’autostrada (Romea Commerciale) che la sconvolgerà irrimediabilmente tagliandola a metà e rendendone irriconoscibile anche il tracciato. Speriamo non succeda, ma temo sia inevitabile. (Nota luglio 2021: per fortuna non è successo, almeno per ora).
La “stradina di campagna” (Via Carrezzioi anni 50) è speculare ad un’altra stradina (Via Brentoni anni 50), dove ho vissuto fino a vent’anni, appunto prima di trasferirmi in Via Carrezzioi. La prima, dal paese, va verso nord, l’altra verso sud, forse lunghe e larghe uguali, quasi due ali a fare da bilanciere al paese. Uguali la fontana, le ninfee, gli iris e il ruscello con il “ponte de piera” che era la nostra Iesolo estiva. Aggiungo, scusami, alla tua poesia, uguali i fantastici fossi con le tinche, i girasoli e i pesci gatto e le tartarughe e le rane sulle foglie galleggianti di ninfea.
Sono ritornato, qualche volta, ma non è più “luogo per restare”. Il bel vecchio ponte di pietra rossa è diventato una brutta banale passerella in cemento. Inutilmente ho cercato cose da riconoscere, ma poco è come allora. “ Stradina di campagna, dove sei? Non ti ritrovo”. Luigi.
STRADINA DI CAMPAGNA
Stradina di campagna
ormai più non ti conosco
spogliata come sei.
Ricordo un muretto
con le ortiche
presso un frassino incavato
e lunghe file di formiche
che salivano senza fine
e il profumo delle robinie
a maggio
e lo sventolio dei lillà
lungo un ruscello chiaro
con i lucci predatori
guizzanti
tra le ninfee candide e gli iris.
Chissà se vengono ancor
gli usignoli
a solfeggiar la sera in questa via!
Vedo gli alti platani decimati
e le siepi di metallo ricamato
a fiori
attorno al pino trapiantato
per il prossimo Natale.
Ov’era il calicantus
or si specchia una vetrata
con cancello a lance;
e là? c’era una riva di roselline rosse
che finiva a una fontana…
Stradina di campagna,
dove sei?
Non ti ritrovo,
tra campi a grano
tutti uguali
spianati
allineati
sradicati..
Oh, tu ci sei ancor,
solitario,
vecchio nespolo di confine
vecchia scorza spinosa
di tre rami
e quattro nidi
sulle spalle ripiegate!
Quanti sfregi
ci facemmo da nemici,
quante cose mi ricordi!
Sento friggere i tralicci
e ruggire il tigre nei motori.
E’ meglio andare.
non sei più luogo per restare,
sei anche tu
una strada per passare.
Parlavamo di via Carrezioi. Vi abitavano molti dei miei scolari. Andrea Zilio
Antica osteria via Carrezzioi
Casa Prandin
Casa Semenzato (Rossi), Candido, .......
Case Vanuzzo (sopra e sotto)
Case Donà (Storaro), Gino, Lalli, ......
Case via Carrezzioi.... sopra e sotto
Via Carrezzioi, vecchia casa Giacon, .......
Via Carrezzioi........
Via Carrezzioi .........
SAMBRUSON VIA ETTORE TITO
Casa Marchiori......
Via E. Tito, casa.....
Via E. Tito, ex osteria da Gaetano, Erasmo, Bruno, Anna. Casa Frigo, Paolo,... Ora casa Fattoretto Gabriele.....
Antica fornace Valdadige (sopra e sotto)
Una grande fabbrica
Sono attratto
dalla desolazione
e dall'abbandono.
una casa
deserta
in mezzo ad un
branco
di vegetali.
La paura di scoprire
che là dentro
c’è qualcosa di più
che solo cemento
e vetri spezzati.
Vetri spezzati....
Una grande fabbrica
Una sceneggiatura
d’ex vita operaia,
che mette a nudo inutili
ansimi di fatica.
Gocce di sudore freddo
Inutilmente versate.
Antichi mostri
Più terribili
di quelli concreti
Più duri d'accettare
per la mente ……
Roberto C.
Angolo E. Tito/Carrezzioi
Via E. Tito sopra e sotto
GAETANO SBAFFONI
LA CASA OVE ABITAVO FANCIULLO
Colle in cui abitavo un tempo,
nostalgico il mio cuor di rivederti,
ripenso, guardo e osservo in ogni luogo,
ma ohimè, che pena, che dolor io sento!
Veder la casa abbandonata e sola,
le soglie erbose, il selciato coperto di rovi;
le ortiche hanno preso il posto delle rose. Via E. Tito ........Or tutto è desolato, tutto incolto!Odo il lamento della madre terra
figli di oggi; rimpiange gli avi,
il grano bello biondeggiante al sole
il granoturco nell’aia, i buoi, le pecore,
lo svolazzar dei polli nel cortile:
sono i ricordi della fanciullezza.
Amata terra, attendi, sperando
qualcun che ti riporti a nuova vita.
Se i miei settantadue anni fosser venti
in questo colle ritornerei a rivoltar le zolle
a ridarti l’antica giovinezza,
per rigodermi ancor il venticello
e, da sopra il monte, i bei tramonti estivi!
Casa Lovato, ......
Casa Miozzo, Vasaio, Arnaldo, ......
Via E. Tito, ristorante da Marina........
SAMBRUSON VIA CALCROCI, CASIN ROSSO
Via Calcroci. Casa Bareato, storica impresa cemento manufatti, Luciano, Ettore, Rina, .....
Via Calcroci, ......
CASA ABBANDONATA di laura marchetti
Le case abbandonate,
fascino, mistero,
paura, attrazione.
Mettere piede su pavimenti sconnessi,
mura traballanti, vecchie crepe
polvere, ragnatele, piante che hanno preso
il sopravvento.
Introspezione di un'anima
deserta, sola, abbandonata.
Solitudine, incomprensione,
di vite ai margini.
C'è una casa su quella collina
dove il cavallo della mia fantasia
galoppa.
Circondata dalle stagioni,
che le girano attorno,
resta lì in rassegnata attesa,
gli occhi tristi e spenti
ad osservare la vita che cambia,
la città, che da lontano si
muove e ruggisce.
Immersa, nel suo antico ricordo,
quando dentro di lei
ospitava la vita che lei
proteggeva.
E triste resta, mentre la città,
la sua fine, lentamente
si avvicina...
Un campo di grano e in mezzo tanti
papaveri rossi, la sua preghiera.
Fra rughe e ricordi del tempo,
un sospiro.
Le sue finestre aperte come occhi
nel cielo che si colora di rosso,
mentre lentamente scende la sera...
Via Casin Rosso, ...
Via Casin Rosso, ...
……tutti sono andati via, grandi stanze vuote..
pensieri al tramonto
quando entro, nella casa dei miei nonni,
sento il profumo della mia infanzia, ormai lontana,
il fruscio del passato, la mia voce, mentre scivolavo
dalla lunga scala ripida, amavo scivolare, con la mia
risata cristallina, con i miei piedi scalzi,
il profumo dello zabaione, che mia nonna voleva, che io ingoiassi!
ma la mia bocca non voleva, preferivo le ciliege
e qualche prugna, noce e pizza. Non Mangiavo altro!
Ricordo il profumo del pane fresco, fatto da mia nonna,
i cereali dentro la pentola, rumoreggiavano chiassosi, odorosi,
il sole splendeva, sui vecchi sassi del mio paese, sembrava, più, splendido, di, oggi
sembrava più caldo di oggi, tutto sembrava piu bello!
mia nonna raccontava a me, ogni filastrocca, storie antiche, fiabe,
mi raccontava di sua madre e suo padre, e di Gesù.
In quella grande casa, c'erano anche zii, zie, cugini,
una grande famiglia, piena di gioia, dove tutto era diviso,
adesso è vuota, regna polvere e silenzio, solitudine,
di un tempo che, è stato e non lo sarà, mai più.
Le persone volate in cielo, vivono nei nostri cuori,
tutti sono andati via, grandi stanze vuote,
che il vento soffia sui vecchi muri, mentre un piccola lacrima
scende dai miei occhi, pieni di meravigliose immagini.
Mi piaceva dormire nel mezzo, tra mia nonna e mio nonno!
Io parlavo, parlavo, facevo mille domande, poi, mi accorgevo che
io continuavo a parlare e loro dormivano esausti.
Via Casin Rosso, case Favaretto, ...
Via Casin Rosso, ...
Via Casin Rosso, ...
Via Casin Rosso, ...
Francesco Guccini
Scrutiamo le case abbandonate chiedendoci che vite le abitava, perché la nostra è sufficiente appena, ne mescoliamo inconsciamente il senso; siamo gli attori ingenui sulla scena di un palcoscenico misterioso e immenso.
Via Calcroci, Vecchia osteria da Mirca Marin, .......
SAMBRUSON VIA GALILEI
Fattoria Albertini.......
Case Zilio......
Caro Luigino,
“CASA ABBANDONATA” è una delle tante poesiole che scrivevo per introdurre argomenti importanti. Era il metodo. Mi sembra adatta al tuo sito che celebra cose antiche, genti storiche. Ecco, dovendo parlare dei Sumeri, degli Egizi, dei Greci, degli Etruschi, dei Romani, che i ragazzi non conoscevano affatto e di cui non importava niente… parlavo di piccoli episodi come questo che introducevano agli argomenti, partendo da cose che avevano davanti agli occhi, da fatti, da personaggi noti… I Sumeri eravamo noi!
Quando eravamo ragazzi, ricordi? c’erano in campagna molte case contadine, vecchie, cadenti, crollate, abbandonate. Prima di parlare delle piramidi, delle tombe etrusche… sollecitavo la curiosità dei ragazzi, con interviste da fare a casa, a conoscere la storia delle case abbandonate. Facevo capire che ogni pietra parla, racconta, basta ascoltarla. Ogni soglia consumata parla di piedi che per anni, per secoli ha visto famiglie entrare, sostare, calpestare, raggrumate, al freddo, a mangiare polenta e poco altro, a soffrire stretti attorno a un misero focolare, a spiare dalle fessure il sole del mattino che portava speranza. Spesso si trattava di mezzadri, di lavoranti stagionali che, a S.Martino, si vedevano sfrattati… veniva il fattore che, con gesto sacrilego, staccava la catena del focolare. Gesto eloquente, temuto, muto che significava: fuori!
CASA ABBANDONATA
di Andrea Zilio
Mura antiche,
rotte dai geli e dai soli d’agosto,
custodi segrete di lamenti,
di speranze, di pensieri
di quanti trascorsero
giorni lontani quaggiù,
umili pietre
di questa terra nostra
generosa e forte,
finisce qui la vostra storia,
finisce così, oh!
Il camino è spento,
cresce il cardo
sulle soglie slabbrate,
sulle aie desolate
estinte le bianche serenelle,
pende al vento, ammainato,
un balcone verso sera.
Son lacrime che cadono
dalle travi fradice
sulle pietre consumate,
queste piogge di primavera.
S’aspetta il buon tempo,
poi la ruspa spianerà ogni cosa a prato,
torneranno allodole e ballerine
a frugare tra i solchi riversi.
Una casa che muore
è una famiglia che scompare.
Ritorneranno le rondini,
resteranno confuse,
passeranno oltre,
oltre le siepi
e gli argini incolti,
oltre i filari di mais
sorti incerte su zolle fredde,
dissepolte da fondamenta ignude.
Ma la terra è buona,
esploderà il suo vigore.
E le mura antiche?
e la storia delle genti?
Scaraventate altrove.
No, la memoria no!
Andrea Zilio
Case Zilio, ......
SAMBRUSON VIA SERIOLA, VIA BADOERA
Casa Gottardo (Gioetto), Pasquale, Enrico, Paolo, Bepi, Stefano, Claudio, Silvestro, Marisa.......
Seriola verso Dolo, fattoria Gentilin, Ruvoletto, .......
Via Seriola, casa Fattoretto (Gian) Giancarlo, Arnaldo, Renato, .......
Via Seriola tratto Carrezzioi/Badoera
Casa Mancin, Germano, Barbato, .......
Casa Segato, Ilario, .......
Case via Seriola da Badoera A Carrezzioi ..............
Via Seriola verso Dolo ........
Vecchie finestre
amo le vecchie finestre di case antiche
regalano storie passate
e calore umano.
Casa Semenzato, via Seriola verso Mira
Via Seriola verso Mira, incrocio con via Brentelle.......
Via Seriola verso Mira .............
via Seriola verso Dolo
SAMBRUSON VIA STRADONA
Casa Baldan, ......
Via Stradona, fattoria Masiero, Baldan,........
Antica osteria, ristorante al Redentore
Via Stradona ......
Fattorie Donà (Storaro), .............,
....in un angolo, spalliere di un letto di ferro battuto, una specchiera di, chissà, quale trisnonna.....
ricordo, immagini, fantasia
Quando cominciai a capiresalivo le scale a quattro, zampe,
nella vecchia casa dei miei nonni,
tutto scricchiolava, e le pietre antiche erano fredde,
quando sono cresciuta, dall'alto scivolavo sulla lunga scalinata
partivo come un razzo per scivolare e le pietre erano diventate
lisce, levigate, lucide, ma nelle giornate di pioggia, non mi bastava piu
una intera casa per giocare, scendevo nelle cantine a guardare le botti
gli attrezzi di campagna, oggetti antichi, prosciutti appesi,
e un giorno cominciai a risalire le vecchie scale,
sempre piu su, fino all'ultima camera e capii che
la scala continuava a salire nel buio..
avevo tra le mani la mia piccola bambola
e una piccola porta scorticata, io vidi
diedi una leggera spinta e come per magia la porta si spalancò,
un bagliore giallo verde, arrivava da una piccola finestra,
una soffitta mai visitata, pensai, bauli vecchi di secoli
in un angolo, spalliere di un letto di ferro battuto,
una specchiera di, chissà, quale trisnonna
vecchie lettere con una calligrafia svolazzante ed elegante,
mi tolsi le scarpe e le poggiai sul davanzale della finestrella
gli ultimi raggi del sole scomparivano dietro la montagna
e la luna spuntava, sembrava cantare dolci armonie celestiali,
ascoltai il sussurro del vento, valutavo che chiamasse me,
sentii lo sgocciolare della rugiada sugli steli di erba, nel prato
e notai un sentiero verso il bosco, attraverso i vetri, lo reputavo cosi misterioso,
immaginai elfi, fate, gnomi, su quel viottolo erboso
immaginavo loro che danzavano sotto la luce della luna!
E il bosco che sorrideva e tutti gli animali che facevano festa,
lasciai la mia bambola e chiusi gli occhi mentre dentro le mie piccole narici
entravano aromi e profumi di fiori ed erbe aromatiche
farfalle che svolazzavano sopra la mia testa, e i folletti che
chiamavano il mio nome....
la mia immaginazione non aveva limite,
abbandonai la mia bambola alla soffitta....per sempre,
il bosco aspettava me, per ogni avventura nella natura.
daniela cesta
Case via Stradona sopra, sotto
Storico casello ferrovia Mestre-Adria (littorina o vaccamora) via Stradona
SAMBRUSON VIA CIMITERO, ALTURE
Via Cimitero, casa Euca .....
Via Cimitero, fattoria Brusegan (Catarin), Lorenzina, ........, sopra e sotto
Fattoria Righetto, Gloria, .......
Fattoria (boaria) Migliorini, via Cimitero
Casa abbandonata
Le case abbandonate,
fascino, mistero,
paura, attrazione.
Mettere piede su pavimenti sconnessi,
mura traballanti, vecchie crepe
polvere, ragnatele, piante che hanno preso
il sopravvento.
Introspezione di un'anima
deserta, sola, abbandonata.
Solitudine, incomprensione,
di vite ai margini.
C'è una casa su quella collina
dove il cavallo della mia fantasia galoppa.
Circondata dalle stagioni,
che le girano attorno,
resta lì in rassegnata attesa,
gli occhi tristi e spenti
ad osservare la vita che cambia,
la città, che da lontano si
muove e ruggisce.
Immersa, nel suo antico ricordo,
quando dentro di lei
ospitava la vita che lei
proteggeva.
E triste resta, mentre la città,
la sua fine, lentamente
si avvicina...
Un campo di grano e in mezzo tanti
papaveri rossi, la sua preghiera.
Fra rughe e ricordi del tempo,
un sospiro.
Le sue finestre aperte come occhi
nel cielo che si colora di rosso,
mentre lentamente scende la sera...
Laura marchetti
Via Alture, sopra, sotto
La voce delle case abbandonate
10 ottobre 2016
Qualche giorno fa mi è capitato tra le mani un libricino che ho letto in un paio d’ore e che ritengo affascinante…sicuramente lo rileggerò un’altra volta tanto mi è piaciuto, si tratta de La voce delle case abbandonate di Mario Ferraguti, Ediciclo edizioni. Parla di silenzi, di suoni, di luci e di ombre, di colori, odori, di solitudine e a anche di paura.
Mario Ferraguti è uno scrittore che abita sulle colline del parmense. Dopo anni di ricerche sull’Appennino ha pubblicato varie opere che ne descrivono il mondo affascinante e a volte misterioso e da cui sono anche stati tratti degli spettacoli teatrali. La voce delle case abbandonate fa parte della collana “Piccola filosofia di viaggio”. Infatti l’autore ci accompagna proprio in un viaggio, un percorso tra vecchie mura che non sono le rovine di antichi palazzi storici più o meno famosi bensì i resti di abitazioni di gente qualsiasi, luoghi banali che hanno ospitato famiglie semplici e che, nonostante l’abbandono, hanno una vita propria. Tutte le case abbandonate raccontano storie e, pur conservando ancora i segni della presenza umana e gli odori degli animali nelle vecchie stalle, ora sono abitate da insetti, ragni, topi e alberi che hanno conquistato uno spazio che prima non era a loro riservato.
“Non so se c’è stato un inizio. Mi ricordo che guidavo e basta, non sapevo neanche dove andavo a finire. Ecco, forse è cominciato che, gira e rigira per quelle strade di pianura tutte uguali con a lato i fossi, mi sono trovato davanti una casa abbandonata” così inizia l’avventura di Ferraguti. Entrare in queste case richiede sempre prudenza e anche sensibilità, quindi l’autore ha prodotto una specie di decalogo per intraprendere le sue esplorazioni. L’opera racconta un viaggio poetico, fatto di riflessioni semplici che ci aprono un mondo vicino ma nello stesso tempo sconosciuto. E poi, non è facile entrare nelle case abbandonate e soprattutto sapervi entrare in confidenza, non da ladro ma da esploratore, perché loro sembrano proteggersi dagli intrusi, sono sempre (o quasi) chiuse se non a chiave con lucchetti o anche solo da una spranga. Tuttavia, capita che si trovino dei vetri rotti o che qualche porta si stia staccando dai cardini, così il viandante è tentato di scoprire quale nuova vita si è appropriata di quei luoghi “mi sono convinto che prenderle era toglierle dall’abbandono […] era dargli la possibilità di farsi toccare da altre mani, farsi guardare da nuovi occhi (pag.52). Ferraguti ha pensato di raccontare la storia degli uomini che li hanno abitati dando voce ai luoghi di cui si parla.
Il viaggio è intenso, suggestivo. Si percepiscono echi lontani perchè gli oggetti abbandonati hanno voglia di raccontare quasi fosse possibile per loro tornare a vivere. Gli ultimi mobili dimenticati non hanno più né forma né colore, i loro cassetti e le ante si aprono per lasciar entrare nuovi ospiti. In cucina vecchie pentole e altre stoviglie ormai inutilizzabili ricordano le cene attorno al camino. Sarà stata una partenza improvvisa? Magari attendono ancora un ritorno… Con il passar del tempo qualche vetro si rompe, la pioggia e la neve si intrufolano dalle tegole che si sono mosse finchè anche le travi più solide, stanche di reggere il tetto, si staccano. Poi ci sono gli alberi che insinuano le loro radici sotto i pavimenti, anche loro curiosi delle storie degli uomini, o entrano dalle finestre allungando i rami e depositando semi che iniziano a germogliare originando piantine che, annoiate da tanta solitudine, si aggrappano ai muri per far loro compagnia. Anche sulle pareti i colori si attenuano a poco a poco fino a sparire. Con il passar degli anni rimangono solo più pietre, legno e terra. Ma nonostante l’abbandono le case restano vive. Case di montagna, case di campagna, case di mare….Un fascino silenzioso. Per questo rileggerò questo piccolo libro, per ascoltare ciò che hanno ancora da raccontare, per sentire il loro respiro.
articolo ancora in working progress a cura di Luigi Zampieri
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Ultimo aggiornamento (Mercoledì 28 Luglio 2021 11:04)