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Luigi Velluti e Gioconda Velluti, artisti, fratelli

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PERSONE - PERSONE IMPORTANTI

Luigi Velluti e Gioconda Velluti, artisti, 
partigiani della resistenza veneziana

Luigi Velluti (1908-1985) figlio di Gioacchino (1882-1960) , alla morte del padre, fu nominato coerede della tenuta di Sambruson, assieme alle tre sorelle. Gioconda detta “Dina” (1910– 1977); Lucia (1918-1979) e Anna Maria (1920) detta “Anny” che divenne la nuora di Ettore Tito, sposandone il figlio Luigi, anch’egli grande pittore.

La nuda proprietà dell’immobile e dei terreni passò in seguito a Gioconda che la riscattò tramite permuta ed acquisto. Gioconda, rimasta nubile, nominò a sua volta eredi due nipoti, i figli del fratello Luigi.

Ettore Tito. Ritratto di Luigi Velluti

Luigi (Gigetto), nato nel pieno della fiorente stagione di Ettore Tito, intraprese l’attività artistica come anche la sorella Gioconda (Dina Velluti). Egli cercò la propria strada nel mondo dell’arte come scultore, ottenendo risultati di rilevo.

Nell’ordine: “Ritratto di Lucia Velluti”, scultura in bronzo di Francesco Messina del 1943; “Bambolotto Tonino” punta di diamante della ditta Furgadel 1955 realizzato da Gioconda “Dina” Velluti; scultura di cavallo in gesso realizzato da Luigi “Gigetto” Velluti negli anni ’40, probabile studio  di un bronzo (collezione privata).

Alcuni lavori di Luigi e Gioconda sono catalogati in “Cent'anni di collettive: Fondazione Bevilacqua La Masa, 1899-1999”.
Nel 1935 Luigi Velluti vinse il premio per la miglior scultura “Op. Bevilacqua la Masa” e nel 1936 ottenne un ottimo piazzamento alle Olimpiadi di Berlino, nelle competizioni artistiche, con la scultura “Pugile abbattuto”. Altri riconoscimenti furono ottenuti intorno agli anni ’40, annoverando partecipazioni alla Biennale di Venezia e alla Quadriennale di Roma. In particolare furono apprezzate una originale personalità nella tecnica di lavorazione ed alcune sue ricerche sulle argille.

Luigi Velluti : Bronzetto Ivone

Chi ha posato era infatti il giovane Dolese Ivone Borgato


E’ da segnalare come entrambi i fratelli siano stati molto attivi nella resistenza veneziana durante l’epilogo della Seconda Guerra Mondiale. In particolare lo studio veneziano di “Gigetto”, come veniva chiamato Luigi, era una delle basi principali dei partigiani operanti nel centro storico, e sappiamo che teneva i contatti con il CLN e che organizzò l’evasione di alcuni prigionieri dalla caserma della Guardia Nazionale Repubblicana di San Zaccaria.

Fu organizzata una spedizione da Gigetto Velluti, un tipo allampanato e occhialuto, dall'aria non mentita di studioso, che tante ne pensò, tante ne fece, ma che noi ricordiamo soprattutto per un suo fantastico volo attraverso la tromba delle scale che lasciò allibiti i militi andati ad arrestarlo nella sua casa”.

Scoperto, riuscì fortunosamente a scappare in montagna, in Valpolicella, ritornando saltuariamente a Venezia e a Sambruson, dove poté osservare la sua villa e la fabbrica requisita dai tedeschi.
Alcuni aneddoti vedono in prima linea anche Gioconda, detta “Dina”, che studiò all’Accademia e che in quella sede nascose molte delle armi usate dai partigiani in azione.
Molte di queste vicissitudini sono narrate in “Vent'anni di resistenza al fascismo” di A. Gavagnin, Einaudi, 1957. Autore attendibilissimo, Armando Gavagnin (1901–1978) è stato direttore de “Il Gazzettino” e sindaco di Venezia. Nel testo, ampio spazio è dedicato anche a Mario e Luigi Tito, figli di Ettore, anch’essi molto attivi tra i partigiani.
Alcuni aneddoti su Gigetto Velluti sono ripresi con maggiori dettagli in “Giustizia e libertà e Partito d'azione a Venezia e dintorni” di Renzo Biondo e Marco Borghi. Nuova dimensione, 2005.
Fatti ricordati da Alberto Ongaro, noto giornalista, scrittore e fumettista.


Dopo la guerra fu Dina, ad avere un interessante successo artistico. A metà degli anni ’50 realizzò il modello del bambolotto Tonino, punta di diamante della celeberrima ditta Furga e uno dei simboli del “boom economico”.

I fratelli Velluti frequentavano e facevano pienamente parte di quel vivace gruppo di artisti veneti di allora che si bilanciava tra gli ultimi sprazzi di una cultura eclettica, o per meglio dire accademica e l’inizio del modernismo.

Tra gli amici di Gigetto e Dina, in quegli anni, troviamo anche Francesco Messina (1900-1995) il grande scultore catanese che, come ricorda egli stesso, fu ospitato a Sambruson, e che nel 1943 realizzò un busto di Lucia, sorella minore di Luigi e Gioconda, che aveva allora 25 anni. Luigi, invece, possedeva una scultura donata da  Arturo Martini (Treviso, 11 agosto 1889 – Milano, 22 marzo 1947 grande artista, scultore, pittore, incisore e docente)  suo amico e per un certo tempo affittale della loro casa veneziana. Lo studio di Arturo Martini a Venezia si trovava nella casa di proprietà Velluti, in calle dello Squero, nei pressi della punta della Dogana, trasferito dal novembre 1942 per svolgere attività didattica presso l’Accademia. Luigi Velluti ebbe modo di assistere alle sue lezioni per quanto la guerra glielo permettesse e con lui ebbe un interessante scambio epistolare. L’ultima lettera di Martini a Velluti è datata 18 febbraio 1947.  Morirà a Milano appena un mese dopo.
Di Francesco Messina riportiamo alcuni frammenti autobiografici riguardanti il suo soggiorno presso le ville Velluti/Tito, ben descritte nell’ambito del paesaggio di Sambruson.

Poveri giorni: Frammenti autobiografici, incontri e ricordi
di Francesco Messina. Rusconi, 1974.
Messina racconta:
.....da un lato era il canale e la strada provinciale per Venezia, schermata da pioppi, e dall'altro la piatta campagna in fondo a cui si innalzava la mole della chiesa di San Bruson, con il campanile svettante sulla pianura come un missile in procinto di partire. Paesaggio delicatissimo, fiorito di intatta grazia veneta nelle stagioni intermedie, soffocato dalla calura in estate, desolato in inverno. La guerra vi appariva remota quando arrivammo, e per più di un anno non ci pesò troppo.
[…] Ma arrivammo al 1944 e l'agonia della guerra, con i bombardamenti e mitragliamenti indiscriminati e la lotta civile, divenne la nostra agonia quotidiana. La morte ci dormiva accanto, la notte. La mia era la sola automobile privata che circolasse nella zona e sovente mi veniva richiesta per il trasporto di ammalati. L’ automobile mi fu requisita dal comando dell'Organizzazione Todt”.

Gioconda (Dina) è ricordata con affetto in Riviera per l’apertura della villa ad eventi musicali. Al riguardo è interessante il ricordo di Egida Sartori:

“….. feci amicizia con le famiglie Tito e Velluti, che abitavano in due antiche ville venete. Con i fratelli Velluti si stabilì un simpatico scambio, amanti come sono e come furono sempre per tradizione di ogni forma d'arte e della musica in particolare. Io suonavo in cambio di generi alimentari. Bach, Beethoven, Franck erano scambiati con uova fresche! Chi avrebbe pensato, allora, che dopo molti anni sarei stata chiamata da Dina a inaugurare nella sua villa i “Concerti degli Amici della Musica del Brenta”.

Egida Giordani Sartori (1910 - 1999) celebre clavicembalista, musicologa, docente di musica classica italiana e veneta.


Ettore Tito. Nell’ordine:
Ritratto di Gigetto Velluti, 1918 (Museo Civico di Rovereto)
Dina Velluti in un particolare de “ La sarabanda”, 1934 (Venezia, collezione privata)
Lucia Velluti in un particolare de “ La preghiera ”, 1932-33 (Venezia, collezione privata)


Articolo ricavato prevalentemente  da:
"L’amarezza delle cose belle: villa Velluti tra storia, arte e memoria".
Saggio ospitato in "Luoghi e itinerari della Riviera del Brenta e del Miranese".
Di M. Manfrin e A. Draghi che ringraziamo sentitamente.


articolo a cura di Luigi Zampieri


 

Ultimo aggiornamento (Sabato 28 Marzo 2020 14:15)

 

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