Ins. Orazio di Rosa
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Ins. Orazio di Rosa
Insegnante alle Scuole Elementari di Sambruson
Nato a Modica, dopo la "FERMATA A SAMBRUSON", si è stabilito a Noto.
"Modicanità" e "Netinità", sofferte "condizioni dell'anima", mai completamente fuse, per una continua intima schermaglia, hanno generato un "ibrido" di non facile lettura.
Una leggera vena poetica: "SENZA RIME" - 1981 - e la collaborazione su periodici locali con articoli di varia cultura.
Già direttore didattico in Friuli e in provincia di Siracusa, offre la disponibilità a ARCHEOCLUB, UNITRE e UNUCI, nella convinzione che "vivere è significarsi".
Alla "Modicanità" e "Netinità" aggiungo un altro aggettivo che Orazio Di Rosa si è guadagnato e strameritato:
“Ambrosianità”
perché Orazio ha dedicato a Sambruson, anzi, agli amici di Sambruson un suo libro, “FERMATA A SAMBRUSON”, eleggendo il nostro paese, a suo paese. Perché la sua dote principale è sempre stata una tenace, quasi pervicace ricerca e salvaguardia dell’amicizia, in particolare per la gente di Sambruson. Per capire quanto lui persegua l’amicizia, riporto un paragrafo del suo libro nel quale si capisce come, a distanza di parecchi decenni, ricordi nomi e famiglie :
……...... Le famiglie Zampieri, Reato, Ferraresso, Babato, Martellato: conoscenza solo nell'ambito scolastico? Non direi, sicuramente qualcosa di più, specie con gli Zampieri: Anna, Margherita, Luigino e papa e mamma furono persone che contarono non poco nella trama di cordiali e affettuosi rapporti intrecciati in quel perìodo. Reato, un caso singolare: amorevole e particolarmente assiduo era l'interessamento verso il figliolo Dante da parte della mamma…………
L’amicizia era sacra per Di Rosa e lo ha dimostrato ulteriormente con un altro suo libro appunto:
UOMINI: AMICI
nel quale ricorda parecchi amici di Sambruson e dintorni e del quale voglio riportare la sua premessa.
PREMESSA
Prima che la memoria si appanni, prima che sbiadiscano nella notte dell'oblìo, contorni e membranze delle persone che nel corso dei miei ultimi settant'anni ho incontrato e con me hanno interagito, voglio fissare nelle pagine che seguono, episodi, aneddoti, vicende umane, curiosità, stili di \ita di ognuno, descrivendo il tutto con assoluta sincerità e benevolenza. Certo, il grado e l'intensità di un'amicizia che si istaura tra due individui si diversificano per le mille variabili che una psiche presenta e porta a corredo, ma è per questo che tale sentimento, sempre messo alla prova da un continuo confronto, che non può essere mai invidia, porta ad un miglioramento del sé; che è giusto ed onesto che si consideri l'altro, se SÌ tratta di individuo che merita la nostra amicizia, sempre migliore di noi. E se non è detto che una amicizia "antica" sia più vera e sentita di una più recente, bisogna pur dire che di alcune resta solo i! ricordo e la presenza di un vuoto, spesso difficile da colmare, poiché tanti amici anzi tempo se ne sono andati.
Ben venga, allora, come in tutte le cose umane, la linfa di un naturale ricambio, poiché sarebbe condannata, la vita, in assenza di amici, ad una solitudine tanto più perniciosa ed arida perché vissuta nel rammarico di un "bene" non più presente, e avvilita dall'assenza del conforto vivificante che solo un amico vero ci può arrecare.
Autunno 2011 Orazio Di Rosa
Sambruson è dunque molto importante per Orazio di Rosa e lui è, per questo, fra la gente importante di Sambruson.
Riporto anche la sua emblematica prefazione del libro
FERMATA A SAMBRUSON.
PREFAZIONE
Avevo da molti, moltissimi anni, in mente il titolo di questo volumetto che raccoglie le mie riflessioni su un accadimento che segnò un cambiamento radicale della mia esistenza e ne avevo tracciato, una ventina d'anni fa, un breve inizio. Ebbene, in così lungo periodo non ho avuto, non ho trovato la forza mentale di proseguire, di concludere, pur conservando gelosamente quelle due paginette già quasi ingiallite e sbiadite. - Ora, mi son detto, o continuo o lascio perdere. Non ho lasciato perdere, ma debbo confessare che è stato difficile; che è difficile inoltrarsi in un'avventura del genere. Dubbi sulla struttura di ogni singola frase, incertezze sulla scelta del lessico, perplessità sulla capacità di far sì che il testo risultasse nelle sue parti coerente e coeso.
E' andata; ho cambiato, ho aggiunto, ho tolto; sono arrivato alla fine e, come quando si crea qualcosa, qualsiasi cosa, ci si affeziona ad essa come ad una creatura che è quasi parte di noi stessi, mi sono innamorato di questo mio lavoro. Lo terrò caro e ne farò dono solo ai miei più cari compagni di vita: parenti o amici, specie quelli di questi che ancora mi ricordano a Sambruson e a Dolo. Qualcuno dei più vecchi se ne è già andato. Sento il rimorso di non poterglielo più donare!
Orazio Di Rosa Noto
autunno 2001
articolo a cura di Luigi Zampieri
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Ultimo aggiornamento (Mercoledì 10 Giugno 2020 12:15)