Le burle delle perforazioni, del petrolio e del muro di ghiaccio
SAMBRUSON. CULTURA, COSTUME, TRADIZIONI, AMBIENTE. - AVVENIMENTI, STORIE, CRONACA |
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Le campane e la burla dei terribili studenti di Sambruson
del giugno 2017, scrive Andrea Zilio:
Caro Luigi,
la storia degli studenti burloni di Sambruson, da te citati, è vera. Tanto che, scrivendo ADDIO ALLE FIONDE, in un capitolo, mi sono ispirato all’evento. Ma quei birboni, universitari, che tutti noi abbiamo conosciuto, sono stati protagonisti di un’altra burla storica. Eccola.
Appena finita la guerra 1945/46, le terre di Sambruson furono esplorate da strani macchinari USA che trivellarono il suolo in più punti. Le terre erano di chi? Dei possidenti: Parrocchia, Meneghelli, Bettini, Gottardo, Velluti e altri che non ricordo. Avevo dieci anni! Perché? Mistero! Nessuno sapeva o disse il perché. Se non che, un giorno, di marzo, arrivò nelle case dei “maggiorenti” di Sambruson una lettera raccomandata, intestata, con tanto di timbri e firme che li invitata in Prefettura a Venezia il giorno 1 Aprile alle ore 10,00, presso l’ufficio RIMBORSI DANNI DI GUERRA, Sezione X, Ufficio XX, dal Dott. XXX.
Era sottolineata la raccomandazione di non spargere la voce in paese, perché i fondi erano limitati.
Così fu. All’ora fissata del giorno fissato, una decina di “signori” di Sambruson, zitti zitti, parroco in testa, si incontrò in Prefettura nell’affannosa ricerca di un ufficio e di un funzionario inesistenti.
Anche tu? Sì! E tu? Per i danni… Anch’io. Finalmente, un funzionario, impietosito, dopo averli lasciati cuocere nel loro “brodo” un po’, chiese loro la data del giorno. Pronti risposero: primo aprile! Ma davvero? Chiese l’impiegato. Si guardarono, se la squagliarono, rientrando separatamente, in silenzio. Rientrati in paese, trovarono a Sambruson manifesti e picchetti nei campi perforati con una enorme scritta: ZONA PETROLIFERA – VIETATO FUMARE. Così si consumò la burla delle burle a Sambruson. Tutti tennero la bocca chiusa. Ma si seppe lo stesso che erano stati i bravi ragazzi citati dal “Naviglio”.
La gente comune fu contenta di avere in paese ragazzi intelligenti e furbi. La vita comunque confermò la loro perspicacia e la loro bravura nei settori di vita da loro scelti.
Così l’ho sentita e così te la racconto. Ciao Andrea.
Caro Andrea
Sulla falsariga delle perforazioni, conosco una burla, un po’ meno plateale, ma forse più feroce, alla quale sono stato testimone, nei primi anni 50. Ne fecero le spese, non i maggiorenti del paese ma alcuni poveri contadini fittavoli, in particolare una famiglia, mia vicina di casa in via Brentoni, il cui figlio era quasi mio coetaneo e compagno di giochi, in seguito nostro amico nel calcio ambrosiano.
Un giorno, giocavamo a mazza e pindolo, nostro gioco preferito, il giovane amico interrompe le operazioni e molto seriamente mi dice “ ti rivelo un segreto ma non devi parlarne assolutamente con altre persone. Fra poco non saremo più vicini di casa, finalmente saremo ricchi e avremo una casa nuova”. Continuò parlandomi di un grosso camion dell’Agip che era andato di notte a casa sua e aveva fatto, con le apposite trivelle, le perforazioni per rilevare la presenza, ad hoc in precedenza presagita e prevista, di petrolio nei campi da loro lavorati. Rilevazioni risultate, secondo il suo racconto, positive.
Il petrolio c’era. Il vantaggio sarebbe andato, non ai proprietari dei terreni ma, giustamente, a chi li lavorava, con elargizione di soldi e la costruzione, altrove, di una nuova casa a spese dello stato.
Dopo qualche giorno mi rivelò, con profonda amarezza, che tutto era andato a monte.
Non ricordo bene l’epilogo della storia ma, dai discorsi che seguirono, sembra che lo scherzo fosse stato organizzato da un parente molto stretto della famiglia stessa, molto conosciuto in paese per la sua pubblica professione e, si diceva, molto astuto e scaltro. Ci fu un grosso litigio e conseguenza fatale è stata naturalmente la rottura dei rapporti fra i due parenti.
Così, in modo un po' nebuloso, la ricordo e tal quale la racconto.
Se hai qualche notizia sul fatto, aggiungila.
Ciao. Luigi
Caro Luigi, ho letto! Non conoscevo la seconda storia del petrolio, deve essere la traduzione minuscola della prima.
Senti questa!
Chiedi a Begon di “Butta via quel libro”, forse ricorda l’osteria dello zio Romano, “storico” oste per noi poverini, che giocavano a carte per una sera intera senza spendere niente, era una manna.. Ogni tanto ci chiedeva: Gavio ciamà? Gavio ordinà? Noo! Era conosciuto e ben voluto da tutti. Non ti dico niente di nuovo. Lo sai anche tu. Ma forse quello che non sai è quest’altra bravata dei famosi universitari di Sambruson.
Una notte di dicembre, nevica fitto. Toni, Piero, Virgilio, Marcello, e qualche altro del gruppo, fecero come il “Marchese del Grillo”: “murarono” la porta d’ingresso dell’osteria, durante la notte, con neve impacchettata e bagnata con l’acqua della fontanina di fronte. Un blocco di ghiaccio impenetrabile! Romano viveva dentro e al mattino non riuscì ad aprire la porta. Uscì da dietro! Capì! Invece di arrabbiarsi, se ne vantò, lo raccontò a tutti e tutti andavano a sentire ‘sta storia. Era intelligente e furbo. Nessuno seduto, tutti al banco per ascoltare! E a bagnare la parola, si diceva così. Promise agli autori, che tutti fingevano di non conoscere, un “simioto” a testa. Che cos’era el “simioto”? Calma! Era una tazza di vin brulé con la china, chiodi di garofano, una sciànta de “canea” (a proposito de Piero!) e scorseta de limon. Erano anni in cui bastava poco per avere tanto. Ed essere perfino felici.
Ciao, buona serata. Andrea.
La sapevo. Sono incerto se chiamare questo articolo " I nostri anni verdi ". L.
a cura di L. Zampieri
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Ultimo aggiornamento (Sabato 11 Aprile 2020 17:28)