PRESTO ARRIVERA' LA SERA. Poesie dell'età matura di Olindo Moretti
SAMBRUSON. CULTURA, COSTUME, TRADIZIONI, AMBIENTE. - LETTERATURA A SAMBRUSON (I) |
Carissimo Luigi,
Come da accordi, ti invio, in allegato, due raccolte di poesie e un file con note autobiografiche. Nella prima raccolta ho inserito 98 poesie scritte in età giovanile, nella seconda, 23 poesie scritte in età adulta.
Si tratta di poesie già pubblicate su due miei libri editi, uno nel 2006 e uno nel 2010.
Ho scritto poesie dai 17 ai 23 anni e non saprei dire perchè poi ho smesso per un lungo periodo della mia vita. Ho ripreso infatti a scrivere, a circa 50 anni, risentendo la passione per la poesia, e una rinnovata voglia di riflettere e di indagare sul mondo, sulle cose e su me stesso.
Prossimamente ti invierò un file con poesie scritte dopo la stampa dell'ultimo mio libro.
Ti ringrazio per la disponibilità e mando un caro saluto a te e alla tua famiglia.
Olindo Moretti
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Caro Olindo
Benvenuto in Sambrusonlastoria.
Grazie per aver accettato la pubblicazione delle tue belle e numerose poesie nel sito internet di Sambruson. Come vedi sono suddivise nei due filoni da te proposti e vanno a costituire i due relativi articoli, quello dell’età adulta e quello dell’età giovanile, all’interno della categoria Letteratura a Sambruson (I), sezione Sambruson. Cultura, costume, tradizione.
Rimango in attesa di ricevere anche le poesie della tua ultima pubblicazione e ti faccio gli auguri per una ulteriore proficua continuazione della tua bella ispirazione poetica. All'inizio del presente articolo ho inserito una tua breve biografia.
Di nuovo ti ringrazio e ti saluto. Luigi
OLINDO MORETTI
E' nato a Concadalbero di Correzzola (PD) il 30 marzo 1946. Da più di trent'anni vive a Sambruson di Dolo (VE).
Ha cominciato a scrivere a 17 anni, con composizioni in rima che spesso utilizzava come letterine d'amore o per affermare valori e sentimenti, anche attraverso un uso giocoso del linguaggio.
Intorno ai 20 anni inizia a scrivere “vere” poesie, spinto da sentimenti di nostalgia (dai 14 ai 23 anni ha vissuto da solo a Milano, in un pensionato per studenti-lavoratori, lavorando di giorno e andando a scuola la sera) e dal bisogno di affermare impressioni ed emozioni o anche per indagare e riflettere sul senso della vita. Sempre a 20 anni ha pubblicato le prime sette poesie nel libro “Lumen VII” dell'editrice Mondo Letterario di Milano.
A 23 anni ha smesso di scrivere (egli stesso non sa dirne il perchè) per poi riprendere a circa 50 anni. Nel 2006 ha pubblicato il volume di poesie “L'Esserci e l'Apparire” edito da L'Autore libri Firenze. Ha partecipato, con altri autori, alla pubblicazione dei libri “Gocce di emozioni” (nel 2009) e “Gocce di emozioni 2” (nel 2011) editi dal Laboratorio.ds di Dolo.
Nel 2010 ha pubblicato il libro di poesie “A spasso con l'amore (e con me stesso)”, editore Il Filo di Roma. Oggi continua a scrivere poesie, rispondendo a stimoli e bisogni che lo spingono a dialogare col mondo e con se stesso.
Caro Luigi,
Ti ringrazio per il lavoro che mi stai dedicando e volentieri accetto il consiglio di dare un titolo alle raccolte di poesie che ti ho inviato. La poesia è stata per me, e continua a essere, compagna importante, nel cammino di riflessione che mi spinge alla ricerca di senso e sentimento. I titoli che ti propongo, quindi, si rifanno a periodi del mio vivere che posso pensare come rappresentati dallo scorrere del giorno. l'ipotetico giorno della vita.
Ecco quindi i titoli delle tre raccolte:
- per le poesie giovanili: " ALL'ALBA DEL MIO GIORNO"
- per le poesie da adulto: " PRESTO ARRIVERA' LA SERA"
- per le poesie inedite: "CERCANDO TRA LE STELLE"
PRESTO ARRIVERA' LA SERA
Poesie dell'età matura di Olindo Moretti
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NEL DOLCE DIVENIRE
Teniamoci più stretti
e in pace
con braccia e mani tese
nell’infinito cielo.
Poi camminando lenti
per ampie terre tiepide,
potrò sedermi o stendermi
nelle profondità
dell’anima.
E, penetrando gli occhi
nel cuore e nel silenzio,
forse vorrò sostare
nei miei ricordi cari.
Così sospinto
e impresso
nel dolce divenire,
io mi riavvolgo
e rotolo
vivendo l’apparire.
VORREI
Vorrei risalire lento
sul corpo lungo dei tigli;
abbarbicarmi stretto
sulle più alte cime.
Cullarmi col ritmo
della brezza leggera,
accarezzato e amato
dalle folte chiome.
Oppure immergermi
nelle trecce morbide
dei salici piangenti
e ricadere insieme
sull’agognato fiume.
Riempirmi d’acqua
e di frescura…
e poi annegare
alle pretese grondanti
di un amore chiuso…
e riapparire ancora
nell’infinito silenzio
come corpo rinato.
Essere così riammesso
nell’armoniosa casa
di un amore semplice…
e quindi vivere,
non sopravvivere,
insaporendo ogni attimo,
in ogni stagione
e in ogni tempo.
D'ESTATE, in Riviera
Credo di avere
sulle ali dorate
il ventre del mondo
profumato di estate.
Volate farfalle,
volate sognanti,
cullate dal grembo
di tenere amanti.
Posatevi, dolci,
sul mare, sui seni,
sull'acqua del fiume,
sull'erba, sui fiori.
Profumi di gioia,
di giallo e ginestre,
di siepe e di incanto;
donatemi il gusto
del muovermi lento.
A volte anche vedo,
sul cielo aranciato,
scendere anime
vestite di bianco;
anime smunte
di latte e di creta,
con moto leggero
che van senza mèta.
Anime tenui
di placidi amori
nel dolce risveglio
di palpiti e cuori.
NEL RICORDO
Argini poveri
di un canale spaesato,
nel verde assolato
solitari e piatti.
Con me, bambino,
luminosi e pieni;
profumosi e intensi
nell'ombra estiva.
C'era mio padre,
intelligente e fine,
signore e contadino;
con mani di pietra
e grande cuore;
carattere burbero,
tenero nell'amore.
Ti stringo, papà;
ti bacio e ti abbraccio.
Si sbriciola la pietra
laggiù, all'interno,
dentro il cuore.
Sull'orizzonte vicino
mi par di riposare
mentre cammino,
incerto,
incontro al mare.
( Menzione d'onore- ALI Penna d'Autore- Torino )
A DOLO, A SAN MARTINO.
Nell'improvviso silenzio
che penetra il mio cuore,
raccolgo lo sguardo in pace,
ad osservare, muto,
i famosi molini...
Quest'acqua impetuosa,
ribolle stordita,
così compressa,
negli archi stretti
del ponte...
Poi spruzza sbuffando
con labbra rigonfie...
e si rilassa ansante,
arrotolata e morbida
su cerchi di carezze.
Il sole luminoso
risucchia, a San Martino,
crespe luccicanti
sul manto plumbeo.
Sugli alberi stanchi,
s'aggrappano, impaurite,
foglioline ritorte;
guardiane incerte
di quiete religiosa.
Ora, sono qui a giocare,
con spiriti amici;
andiamo spesso
per cieli tersi,
di nature nitide,
a far raccolta
di celestiali amori...
e senza far fatiche,
parlandoci con gli occhi,
quante risposte abbiamo,
desiderate, attese e dolci...
Starnazza un'anatra, improvvisa;
alla campana che rintocca
e che mi chiama.
E' voce di un amico
che rincuora.
Non sono solo, ora.
FRADICIO DI COSE
Fogliame incolto
di natura vivace.
Fermento d'occhi
col profumo di prato.
Cosce bianche,
tornite e dure,
stralunanti
da vesti sottili.
Si schiude l'ombra
di una pallida rosa,
odorando il gusto
di linfa mattutina.
Immergimi nel sogno
di un placido sonno,
con gocce di brina
sulla bocca perlata.
Tenere membra
di angoscia muta,
con palpiti d'amore,
sul tenue respiro
del corpo di velluto.
Sentimenti
che giocano come bimbi,
sensi
che entrano nella nebbia,
sensi
che entrano nella luce.
Rumori, cocci, suoni...
Sono fradicio di cose.
RIVIERA DEL BRENTA
Si insinua un sentiero
sull'argine erboso,
tra alberi flessi,
con rami cadenti
su ombre e riflessi.
Ora s'apre e distende
un'ansa nel fiume
e dietro, pulito,
si staglia lo spazio infinito:
lo sfondo di un quadro
con nitide ville,
macchiate di bianco
di rosso e di giallo;
con tenui colori
e antichi sapori.
Respiro di pace
e di calde emozioni...
chissà come furono
le loro passioni.
Con ansia che bolle,
con gioia e dolore,
così come oggi,
non cambia l'amore.
Ancora pedalo
tra parchi odorosi,
e, lento, intravvedo
tra alberi fitti,
il Burchiello si muove
di bianco e di miti.
Ed ancora compare,
al di là di un cancello,
altra villa epocale;
con celata modestia
nel fondo di un viale.
Poi corro a ridosso
di una mura e di un fosso.
Improvvisa, dal suolo risale,
dorata e maestosa,
una villa imperiale.
Di fasti ammantata
s'affaccia imponente
sul fiume silente.
Riviera del Brenta,
con pini e cipressi
con tigli schierati,
con bossi e con siepi
con orti ordinati
e fornaci cadenti
tra boschi e silenzi.
Sul fiume che scorre
tra ampie vedute,
ti fermi ed ascolti...
di storie vissute.
( Menzione della Giuria- Centro Studi Cultura e Società- Torino )
A UN AMICO
Vitalità d'oceano
ti versavi col sorriso
sul deserto d’uomini...
impoveriti.
Spargevi, nel rapporto,
pulsazioni, fremiti, emozioni...
con forme
arrotondate
appassionate
e bianche.
Ora dormi
nella dolce culla...
e lentamente appari
nel sogno chiaro
degli amici.
Sull'ampio volto
del cielo terso,
tra cumuli bianchi
di nuvole rigonfie,
ti dondoli
nel ricordo,
come onde
che fluttuano
nell'infinito silenzio.
AL CIMITERO
Seduto sul bordo fresco
della tomba,
ad incontrare
il figlio e il nipotino.
Sei Dignità
straziante e sofferente...
eretto e dimagrito...
e guardi incontro
al cielo terso,
con lacrime e dolore.
Con quali mani, e come,
raccoglierai sull'assolato suolo,
la lingua giusta a dire...
amore, amore, amore...
Col tremolìo raccolto
nelle tue mani strette,
ti sperdi, caro,
nel tuo silenzio
che tocchi e implori
e baci e stringi.
FRAMMENTI...
...pietre consumate
dentro il ghiaccio.
...cos'è una strada
senza tigli?
...e la mia vita
che picchia
moderna,
sul prato nudo,
dentro un fuoco
d'aria buia,
trasparente,
afosa...
Tracce chiare d'amore,
sul ventre di luna,
sui pallidi seni.
...braccia d'alberi
che dite
al cielo
che vivete,
...nell'ansa nascosta
del fiume.
PRIMAVERA
Scorre la bici
col fiato leggero
sul piano asfaltato,
nel verde ammantato
di tiepido sole.
E' vigilia di festa;
è Pasqua domani.
Si disfa nell'aria
un canto armonioso
di uccelli.
Dentro l'occhio dei colori,
nella narice degli odori,
s'intingono i sensi
in un dolce tepore.
C’è odore di pace;
è pace di betulla.
Che dire, Signore?
Che fare?
E' grande
la gioia,
è grande
l'amore,
è grande, nell'uomo,
anche il dolore.
Che fare, Signore,
quando nel cuore
rimane grave, la traccia
di un esecrabile errore?
Vedo le mani
scroscianti del vento;
con pallide unghie
mi grattano il mento.
Donatemi un porto
di mare e di viole,
rigonfio di luce;
donatemi il sole.
SE PUOI
Se puoi rilassarti
e cogliere
l’odore tenue
della vita che scorre;
se riesci anche a sentire,
sia pure appena appena,
il leggero fruscio
dell’etere;
se poi raccogli l’attimo
di quella voce arcana
che ti parla nell’anima,
dall’immane silenzio;
se ti abbandoni sereno
nelle impalpabili braccia
di una certa fede;
se sai donare spirito,
all’indefinibile dimensione
dello spazio amico…
allora, se vuoi,
prova a leggere
una poesia.
( Segnalazione di merito- Centro Studi Cultura e Società- Torino )
SAPORI DELLA VITA
Ho negli occhi
la presenza di primi amori:
amori caldi, amori dolci,
amori e palpiti profumati.
Ho nel gusto
il sapore di una donna;
brivido leggero e pieno
come l'orizzonte.
Con la mente vedo
quella figura amica:
labbra a gocce di rugiada,
fremito giovane e proibito,
desiderio che accarezza
e non respira.
Ho voglia di piangere
grosse lacrime tonde.
Ho voglia di piangere
col pianto del violoncello,
che vibra e trema,
e stringe il cuore.
Son forse buono, anch'io?
O tu lo sei
e io son cattivo?
TENTAZIONE
Sì, lo so,
io vorrei
col granito e col cuore
passeggiare per l'atrio,
destriero d'amore.
Triangoli alati
riempiti di luce
intagliati nell'ombra
con occhi dorati
con palpiti e anfratti.
Lasciatemi andare,
fessure nel mare,
con voce leggera
di dolce chimera.
Sudore, rumore,
che tenero amore;
gridato,implorato,
proibito, saziato.
Mai avuto,
mai dato.
Che cresca ora l'anima
che è saggia
ed è forte;
che parli alla vita,
e anche alla morte.
O suono,
sei dolce,
sei tremulo e fine.
Mi va di confondere
il cuore col pianto,
il sorriso col vento,
nel tenero incanto.
UN RICORDO DI IVREA
Mi piace ricordare,
questa sera,
il dolce tepore
a maggio,
quand’ero ragazzino
in quel di Ivrea
e salivamo lenti,
in processione,
sopra il colle.
Si andava infervorati,
sui tornanti,
con le preghiere e i canti.
Che pace e che frescura,
inebriate d’alberi
e di natura.
Ed io, salendo il colle
per giungere al Tempietto,
ti avevo sempre in mente,
innamorato e cotto.
Sul campo del collegio,
nel pomeriggio estivo,
mi davo volentieri
per rastrellare il fieno…
e palpitante e muto,
lo sguardo oltre il recinto,
sbirciavo sulla via,
sperando tu passassi
(mia cara compagnia).
Non ti avevo mai parlato
eppure mi ero innamorato.
Dentro i miei occhi lucidi,
c’è sempre il ricordo chiaro,
di qualche cosa giovane
che per fortuna è stata.
Se il tempo continua e passa
è solo perché si sa,
ma ogni cosa avuta
per sempre rimane quà,
così, come la Serra,
allineata e scura,
che oggi è ancora lì,
così com’era allora.
I DESIDERI E IL MONTE
Che strano sentimento…
tanti anni sono passati…
In quella sera buia
tu mi stringevi, mi riscaldavi…
mi accarezzavi e mi dicevi:
sei tu il mio amore;
tu sei il mio uomo;
e io voglio te,
voglio te…per primo.
Ma era perchè ti avevo lasciata
(anche se eri innamorata).
E ancora mi presi quel lungo bacio
sapido di lacrime e tormentato…
(e non mi sarei più distaccato)
E poi… ci fu quel cielo…
ed io l’avessi mai scalato…
Montavano i desideri
incontro al monte
e ricadevano fusi
nel silenzioso vuoto,
costretti d’amore
a gridare vita.
Io non ti ho colto
nel tuo momento debole.
Per questo, forse,
è stato poi...
come averti
per sempre avuta,
nell’amore caro che mi hai dato…
Ed ancora mi stringo
nel tuo dolce tepore…
(così pieno d’anima e di sapore).
TORNERO’ (nella mia terra)
Tornerò da mia madre, a primavera,
e correrò coi piedi nudi e incerti
sulla mia terra, ancora fredda e nera.
Poi me ne andrò di buon mattino
col volo pigro degli uccelli,
e gusterò il tepore del sole mattutino.
Alle rogazioni, tornerò a pregare
e piantando, in campi, le croci benedette,
coi contadini continuerò a sperare.
Andrò a passeggio lungo il canale,
e, gracidando le rane a più non posso,
mi immergerò nell’acqua
e attraverserò il mio fosso.
Raccoglierò con le mie mani aperte,
i desideri e i palpiti dispersi
(sull’erba degli argini nascosti),
e, con l’impulso e il fremito
di un tenero virgulto,
accarezzerò il tuo volto e lo riempirò di baci.
Inonderò d’amore il tuo corpo invitante,
(distesa sull’aia e così provocante).
Tornerò da mia madre anche in estate,
e sull’albero solitario in mezzo al campo
bivaccherò nell’ombra e nel silenzio.
Rilancerò, nel sole ancora cocente,
le speranze della mia vita intera.
Mi mescolerò nel campo con le spighe di grano,
coi profumi e le polveri della trebbiatura;
mi ciberò di ciliegie e di anguria matura.
Andrò a ripescare i pesciolini iridati
(ma solo per riporli, appena ammirati).
Vorrò spedire, fin sù nel cielo,
un mare di frecce innamorate,
alla mia cara, dolce amica,
(quasi potesse ritornare).
In quella triste sera afosa
(anche se era un giorno di festa),
entrando nel sogno del suo più grande Amore,
nel suo destino si lasciò andare.
Tornerò nella mia terra anche in autunno.
Appena alzato, ogni mattina,
andrò camminando lungo il filare:
rimangerò di quell’uva (con la polenta in mano)
così buona e cosi fresca, così piena di brina.
Riporterò la merenda anche a mio padre,
e attenderò, nel campo e nel profumo del fieno,
il suo buon esempio, per il mio avvenire.
Sgranerò le pannocchie,
così bianche e così gialle;
porterò il granoturco dentro il mulino
e porterò le canne dentro le stalle.
Il primo giorno di novembre,
i miei cari morti, tornerò a visitare,
e sulle tombe dei bambini,
mi fermerò ancora… per pensare…
(presi dalla morte, per mancanza di medicine…
o mentre erano a giocare).
Quella sera, sul tagliere della cucina,
la polenta mi farà più gola:
coi fagioli mescolati alla farina
sarà gustosa e color nocciola.
Poi tornerò anche d’inverno.
Alla fine di ogni anno
sarà bianco ogni Natale.
Andrò correndo, nei corridoi di neve,
per ogni incontro domenicale.
Con tanta voglia di caldo entrerò nella stalla
e giocherò a carte con gli amici.
Correrò con la slitta sui fossi ghiacciati.
Bruceremo la vecchia col fuoco e col vento;
ritroverò quella bimba,
innamorato e contento.
Uccideremo il maiale per fare tanti salami;
ne mangeremo il fegato
e poi andremo a letto.
Nel tepore asciutto dello scaldino,
guarderò i ghiaccioli appesi al soffitto
e, per trattenere tutto il calore,
resterò immobile sul mio cuscino.
Dormirò col sogno che fu molto bello:
accendere e spegnere la luce,
per tutta la notte, fino al mattino.
Ma poi, mi sveglierò triste e deluso
(col lume a petrolio sul comodino).
Ritornerò nella mia terra
con tutta l’anima e col cuore.
Mi riempirò di spirito e del suo amore.
Ti chiederò, candida luna,
(poichè non invecchi e sei sempre uguale),
perché…se penso alla mia terra,
se penso a ciò che vorrei…
sono sempre quelli i luoghi e il tempo
che sceglierei?
Quelli stessi che mi hanno dato vita,
con la stessa madre e con lo stesso padre.
Anche se ora nulla mi manca,
anche se allora la povertà era tanta…
sono sempre loro, oggi…
ciò che mi attira e che mi incanta.
STO CAMMINANDO OGGI
Sto camminando oggi,
nel pomeriggio freddo,
per un sentiero antico
dove si mostra il sole.
E anche se un po’ velato,
dalla foschia lontana...
ampio si distende...e pallido,
sulla vastità del cielo.
Si stringono d’intorno
(e dentro l’anima)
i sentimenti e i sensi
di ogni più bel ritorno…
ed entrando poi
(con gli amici cari)
dentro la casa piccola
(che origina ogni amore)...
io ti ritrovo mamma…
serena e sorridente,
come sei stata sempre.
E con te mamma,
io ora parlo…
e sul tuo seno dolce,
mi riposo…
e penetrando dentro,
nei tuoi occhi miti,
ti contemplo…
e della tua bontà spontanea,
di cui sempre mi beavo,
con grande pace, ora…
mi delizio ancora.
Per spazi eterni e sconfinati,
van sempre cavalli e cavalieri…
di te portandomi,
ad ogni ritorno,
l’immagine tua buona…
E sanno sempre ritrovarla…
per gli infiniti mondi
(e nel tuo cuore)…
e sempre vanno,
ancor più sicuri…
per tutte le strade
(col tuo amore).
ADDIO CARAVAGGIO, amico mio
(pensando a Caravaggio morente, tra momenti di lucidità e altri di delirio)
Sono qui, su questo letto,
ma non riesco a riposare;
mi sento spossato, confuso e costretto...
mi vorrei, ora, abbandonare.
Ogni forza se n'è andata
(in fretta e furia, disorientata!)
e dentro il petto mi si è insediato,
febbricitante, un fremito, disordinato..
Non so cosa mi sia successo...
di certo sono (come obbligato!)
nel bel mezzo di un processo:
mi chiedono tutti chi sono stato
e da dove sono venuto
e anche perchè io sono nato;
e s'io abbia confessato
e se abbia anche amato
e se pure mi sono concesso;
se del vivere abbia goduto,
(magari dopo avere sofferto);
e se ancora ho qualche cosa da dire
e se, ora, ho paura di morire...
(Vorrei tanto poter fuggire...)
Ho lo sguardo come assopito;
mi sembra che il tetto sia ora sparito,
che un grosso peso sia stato rimosso,
ch'io stia lievitando...
nello spazio infinito...
...e la mia anima che ascolta
un usignolo canterino
raccoglie, netti, i lampi e l'ombre
e, sussultando, annuncia
ch'egli è arrivato...
e che mi è vicino.
“Non so se sono figlio...
o sono fratello.
So che ti cerco
e che mi tormento...
So che poi,
torno contento...
e così salto,
mi aggrappo e stringo
a te che, con gli occhi,
mi vai dicendo:”
“Ch'io sia tuo padre,
o sia tuo fratello,
che cosa importa,
giacchè ti amo...
giacchè sono tuo e tu sei mio...
Anche il tormento è vita...
e inquieto è il vivere
(quand'è vissuto...)
e penetrante, silenzioso e muto.”
“E' vero sì, io ho vissuto...
Piaceri, passioni e voglie
mi hanno nutrito...
Ma ora, vorrei fermarmi...
...dentro l'incanto!...
(in così tanti attimi l'ho intravisto...
ne sono certo!...)”.
.....................................
Ora la morte gioca...
ai bordi del suo giorno...
e (mentre di sottecchi attende
di prendergli i pensieri)
gli par che si cali in bocca
una grossa ciliegia rossa...
e prima di affondarne
lentamente il morso,
indugia (con voluttà dosata)
a pregoderne il gusto.
...Egli finge di distrarsi...
con il pensiero a ieri:
dopo essersi infuriato...
(inferocito) se n'era andato...
e poi, (quando s'è fermato),
di colpo, (per l'emozione),
il fiato gli si è bloccato:
per i profumi densi
(lungo la via)
e i cinguettìi intensi
(che creavano armonia).
......................................
“Amico caro, ora lasciati andare...
Entra nell'istante dell'eterno amore...
Profumi, spazi, rumori,
con sentimenti, sensi,
luci, ombre e colori...
continuerai a fissare, sulle tue tele...
perchè tu, questo, lo sai ben fare...
sarai perciò sempre pittore...
Penetra nell'estasi...
e comprenderai il dolore”
LA NOTTE
La notte
questa notte
mi invoglia a respirare.
C'è aria d'altri tempi,
di tempi ormai passati,
che porta con sé il profumo
del fieno e di canneti infranti.
O luna, o luna cara,
tu scuoti con vigore
le membra mie assopite,
e penetri, tremante,
coi baci tuoi di miele,
la bocca mia bagnata
e la lingua palpitante.
......................................
C'è schiuma fresca,
sul mare nero,
la notte...
e s'agita e poi muore...
col caldo afoso
e col sudore.
......................................
Sul morbido cuscino
di un desiderio puro,
io cerco quella mano bianca,
per una carezza eterna.
Con l'anima donata
lei mi profonde amore.
Ci assistono d' intorno:
pace e purezza
di teneri agnelli;
impazienza e giustizia
d'amore d'uomini.
MI ACCONTENTO, SIGNORE
Mi accontento Signore,
dei sogni dorati del sole,
dell’alba che s’accosta leggera,
del desiderio gridato di un fiore.
Galoppa il mio cuore bambino
sul treno di giorni lontani,
laddove s’involano nitide,
pulsioni d’amore e di affanni.
Anche lei, allora m’era vicina…
e nel tempo di un tenero abbraccio,
mi rinfrancava col miele…
e col profumo di un bacio.
Ridammi Signore
quei giorni d’amore;
ridammi l’affanno
che avevo nel cuore.
Riportami ancora…
sul treno di ieri.
Ridimmi Signore
che allora Tu c’eri.
Vorrei tramontare
col sole di sera,
e non già con la notte
profonda e più nera.
Ma se fosse di notte…
dammi almeno le stelle,
compagne per l’alba
del giorno più nuovo.
Hai scolpito la Storia
col tuo corpo d’Amore
e col sentimento sofferto
hai scavato il mio cuore.
Con l’anelito forte
del tuo amore struggente
mi scolpisci nel cuore
una passione rovente.
Ridammi Signore
nuovi semi d’amore…
e che crescan robusti,
a dar senso al dolore.
Se poi fosse la vita
contenuta in un sogno...
che io sogni Signore
d'amarti ogni giorno...
Fino a quando accadrà
l'improvviso risveglio
e sentirò quanto m'ami...
E finalmente...da sveglio.
( 4° Posto ex aequo al II° Concorso “Poeti e Scrittori uniti in Beneficenza”- ALI Penna d'Autore- Torino )
NOTE DI PRIMAVERA
Ridenti giacche colorate,
(i colori son prestati
dai frutteti in fiore),
rivestono donne,
come brezza fresca.
E, come l'acqua giù pel torrente
(che gorgogliando ruzzola,
con cascatelle e schiume),
m'invade un brivido leggero, che,
a fil di pelle, mi trema nelle vene.
Nell'aria buona del mattino,
mi incontrerò
con l'alba dell'amore.
E sarà puro,
come i tuoi baci,
sensuali e morbidi,
appena dosati.
Mi vorrò poi intrattenere,
coi palpiti e l'impeto
che mi scuotono lenti,
quando poso la bocca
sulle tue guance,
che han profumo di pane
ancora fumante.
Saran le muse dei silenzi,
che ci spingono docili,
a carezzarci nel corpo.
E, come dono d'amore,
tu ti abbandoni, solare,
tra i profumi del campo
che amo tanto odorare.
D'esser qui dentro,
nel tuo tiepido nido,
per fare all'amore
nella dolce frescura,
mi vien da dir grazie
a tanta madre natura.
Un nuovo giorno comincia,
con nuove speranze,
vibrante di vita
e di sole abbagliante.
AURORA ROSSA
Insiste nel pensiero
lo sguardo mio evitato,
e, senza mai guardarti…
rimane su te, ammirato.
Aurora rossa e cara
di un tenero mattino,
rapiscimi, nell’anima,
il sentimento mio, turchino.
Vorrei veder nel fuoco,
col sangue e col mio ardore,
la carne tua ferita,
intrisa nell’amore.
E…ancor vorrei cullarmi
sopra i tuoi seni chiari,
mentre il silenzio m’anima…
di mare, nei tuoi occhi rari.
Profumerai di rose
e gusterai il mio cuore,
quando ti aprirò nell’anima
con spade e con vigore.
Avvolgi con l’espressione mite,
le lacrime del viso,
e io ti amerò con pace…
le labbra nel tuo sorriso.
Poi correrò sui monti,
a raccontare i fatti,
agli uomini che attendono
d’essere rincuorati…
Racconterò le storie
di un dolce divenire,
quando mi incontrerò con l’Essere
e mi lascerò rapire.
Articolo a cura di Luigi Zampieri
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Ultimo aggiornamento (Giovedì 03 Novembre 2016 17:34)