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DAL MEDIO EVO ALL'OTTOCENTO - EVANGELIZZAZIONE

Proposte di derivazione etimologica del toponimo Sambruson (e di via Brusaùra)

Accertato che Sambruson è un agionimo derivato da una chiesa intitolata Sant'Ambrogio, va sottolineato che, mentre la prima parte del toponimo (nella forma San o in quella con la esse puntata S.) non ha mai fatto sorgere problemi o difficoltà interpretative, le varianti Broxo, Broxon, Broxone, Brasane, Broxene della seconda parte hanno, invece, portato alcuni a pensare che esso potrebbe aver avuto un'altra origine etimologica, contaminatasi in seguito per consonanza col nome del titolare della chiesa (nel linguaggio locale Ambrogio diventa Braso e Bruoso) fino ad assumere nella parte iniziale l'aggiunta di San. Chi ha voluto e vuole vedervi un'altra radice fa risalire il nome al verbo brusare ed al sostantivo bruso, facendone derivare tre proposte alternative.

1) Nel medioevo azione tipica dei coloni e dei conduttori di terre che volevano ampliare gli spazi coltivabili era quella di brusare, cioè appiccare il fuoco alle sterpaglie di aree non ancora messe a coltura, oppure rinselvatichite, per mondarle da erbe ed arbusti ed avviarle a diventare campi fruttiferi (i quali prendevano il nome di ampli, vegri, novali, splaze, ecc.). Tale azione era tanto ordinaria che numerosi paesi, contrade o singole zone hanno tratto da essa il proprio nome: basti ricordare Brusegana, in comune di Padova (CDPl, p. CXVI, alla voce; si vedano di seguito anche Brusignua, presso Grumolo delle Badesse, e, in CDP II, p. CVIII, tre soprannomi che iniziano con Brusa-}, le Bruciate a Gambarare (un insieme di pochi campi a sud di via Bastie Grandi); la valle Bruxade nelle pertinenze di Arino nel 1281 (NALON, p. 118) e, volendo, anche via Brusaùra, cioè la via che attualmente delimita a nord e ad est la chiesa parrocchiale. A chi avanza questa ipotesi si può obiettare che fin dalle primissime attestazioni medioevali il nome del paese non viene mai segnalato senza l'iniziale San, e che alcune forme usate nei secoli scorsi presentano una "i" fra la "s" e la "on" o l' "one" finali, costituendo un toponimo Broxion-Broxione chiaramente derivato da Ambrogio-Brosio/Broxio-Broxione.

2) Anche la seconda ipotesi vede in Bruson e Brusaùre ricordo di incendi appiccati ad un primitivo paese o almeno a case del luogo a seguito di scorrerie di barbari e nemici, come quelle degli ungari dell'899 ed anni seguenti. Se per anni così lontani non si ha modo di avere una qualsiasi attestazione (si tratta di una supposizione che potrebbe trovare conferme solo da scavi archeologici), è vero invece che nel 1513 il centro di Sambruson (e precisamente la torre dei Badoer, le case vicine e la canonica) fu distrutto dal fuoco appiccato dalle soldatesche imperiali e spagnole al comando del viceré Cardona. Questi incendi non hanno influito sul toponimo Sambruson, ma potrebbero essere all'origine del nome Brusaùra-Brusaùre, sorto con riferimento ai muri bruciati di alcune case che, con tutta probabilità, dopo allora, e chissà per quanto tempo, caratterizzarono il centro del paese (ricordo che la canonica venne ricostruita solo dopo il 1580, e che la via Brusaùra le passa proprio accanto). In questo si può vedere un'analogia col toponimo Case brusàe-Case bruggiate che almeno fino all'inizio del secolo XVIII rimase ad una frazione di Paluello le cui abitazioni furono incendiate dai soldati di Cangrande della Scala nel 1317 (SALOMONII 1696, p. 336). E se, invece, il nome Brusaùra fosse rimasto alla strada proprio perché portava a quelle "brusaùre" di Paluello? A questo proposito, tuttavia, va fatto presente che il nome Brusaùra è stato dato, o forse ridato, alla strada abbastanza di recente, considerato che nel 1841 la canonica si trovava sulla "Strada comunale detta della Villa" (mentre la strada che le passava subito a nord e portava da Paluello al ponte sulla Brenta Nova era chiamata "Strada comunale detta dei Arzeroni": oggi è interrotta poco oltre le scuole medie), e che il 15 gennaio 1930 l'arciprete Munari affermava che la casa canonica si trovava in "via Chiesa, n. civico 1".

3) La terza ipotesi fa derivare Brusaùra dal sostantivo bruso, termine con cui ancora oggi vengono indicate le attrezzature utilizzate nella distillazione di uve, vinacce e vini (attività molto seguita fino a non molti decenni fa in tutte le campagne della zona, pur se vietata dalla legge, per prepararsi la grappa in casa). Brusaùra sarebbe, quindi, da intendere come nome di una zona in cui si contavano numerosi brusi, i cui residui (le sarpe, o vinacce bruciate) venivano poi ammucchiati ai bordi dei campi o sui letamai per diventare concime per le future coltivazioni. La produzione domestica della grappa può oggi sembrare un settore lucrativo di poco rilievo, ma così non era fino alla metà dell'Ottocento come attesta il Cantù. Descrivendo il distretto di Dolo, egli fa riferimento alla consistente presenza dei brusi nel territorio ed alla rilevanza economica che la produzione della grappa aveva avuto fino a pochi anni prima per i contadini locali: "Importanti erano i brusi delle acquavite, che formavano principal ramo di commercio anche colla Germania, alla quale si vendevano da 10 a 12.000 mastelli di spirito. Ma la mancanza d'uva e i nuovi regolamenti finanziari in proposito ne difficoltarono lo sviluppo, fino a mettere in dubbio l'utilità del lavoro, giacché, tra le altre ordinazioni, evvi anche quella che il distillatore non può tenere acceso il fuoco del lambicco durante la notte...;  che unito alle altre imposte e gabelle rende difficile, per non dire impossibile, nelle condizioni attuali, ogni concorrenza colle fabbriche della Germania..." (CANTU, p. 356).


Dal volume "IN SANCTO AMBROSONE" di MARIO POPPI (Associazione Culturale Sambruson La Nostra Storia)

a cura di Luigi Zampieri


Ultimo aggiornamento (Venerdì 20 Agosto 2021 14:43)