SAMBRUSON. CULTURA, COSTUME, TRADIZIONI, AMBIENTE. - LETTERATURA A SAMBRUSON (II) |
Prefazione di A. Zilio.
……………..La premessa era necessaria perché è da qui che riparte un nuovo interesse verso una persona schiva, semplice, colta, derisa da molti ai suoi tempi. Lo sapeva e lo scriveva, certamente ne soffriva, ma non si lamentava mai. Era idealista e sognatore. Queste certezze mi vengono leggendo altri incredibili documenti che ci ha lasciato. E' una raccolta di poesie (scritte a macchina in foglietti ingialliti, appena corretti, polverosi e ammuffiti, fortunosamente recuperati), di riflessioni, di pensieri del tutto sconosciuti, perché nessuno sapeva che Lino Vanuzzo fu anche poeta. Ho letto le sue liriche, le sue rime, con crescente tremore e interesse perché scoprivo, pagina dopo pagina un personaggio straordinario, sensibile, sconosciuto. Nessuno è come è, o meglio come appare, ogni persona possiede doti e segreti che solo lei conosce, che tiene per sé, sentimenti che non sempre manifesta, che spesso soffoca, dando al mondo un'immagine diversa da quella più complessa e completa che in realtà è, il nostro io perfetto, reale solo noi lo conosciamo. II poeta non si dimentica di sé, s'interroga, non si butta via, si guarda nell'intimo più segreto, scopre, toglie i veli e il pudore a sentimenti che i più seppelliscono o ignorano di avere o verso i quali sono indifferenti. Vanuzzo non era un indifferente, era una persona che sapeva estrarre dal suo cuore e dalla sua cultura florilegi stupendi di versi con abile e sapiente miscuglio di parole, come un eccellente musicista sa comporre una melodia immortale mettendo insieme poche note o il pittore illustre mettendo insieme i colori dell'iride sa dipingere un paesaggio bello da morire, da sembrare vero. E' giusto che gli sia resa giustizia, che si sappia, che si leggano le sue poesie che sono un dono di bellezza, di attaccamento e affetto per il suo paese e per la gente che vi abita, un grido di amore verso il Creatore che ci ha dato le meraviglie di tutto l'Universo, un ammonimento per gli uomini che non sognano più, impegnati come sono in un suicidio perenne alla ricerca di un benessere effimero, tristi e soli pur immersi nella moltitudine.
Tempra il giovin mio canto
Invito
Alla Gioventù Italica
Sfumature vesperali
Roma
Per la morte della Regina d'Italia
(nell'anniversario)
Soffio notturno
Invidia
A Giove Africano
ll Catinaccio
(Rosengarten)
Mattutino Santo
Notturno Lagunare
Primavera di rondini
Sul romitaggio del monte Rua
(colli Euganei)
Vespero brumoso
Fantasie Vesperali
Sull'album dell'amica
Pastello di sera
Silenzio al mio paese
Al sole
Sogni e lusinghe
Frammento
Notturno
Mattino
Primavera
Giovinezza libera
Idillio lagunare
Notturno
II°
Mezzodì canicolare
Paesaggio
Notturno (II°)
Il fantasma della tisi
Maggio
(Fantasia)
Lirica Bacchica
L'Addio
Ritmica
nova
Agli Eroi
Pastelli sul Brenta
I°
La cascata
Chiari scuri
notturni
Pensando
Ad Arquà Petrarca
All'Arte
Domenica di Primavera
Frammento notturno
Canicola
Alla Madre
I°
Alla Madre
II°
L'incanto d'una notte
Canto di Pasqua
Lirica pasquale
Il mutolino
Scoramento
Non posso !...
Madonnina
presso un quadretto appeso ad un albero
in una sera di Novembre
Il demente
Sonetto
Fano
Sulle vette dell'Alpi
Indice
Articolo a cura di Luigi Zampieri
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Ultimo aggiornamento (Lunedì 19 Ottobre 2015 14:00)