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Lo sborador di Sambruson

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DAL MEDIO EVO ALL'OTTOCENTO - SAMBRUSON E LA QUESTIONE DEI FIUMI

Lo sborador di Sambruson

Di fronte ai tanti disastri, il 10 ottobre 1457 i Provveditori alle acque decisero d'urgenza tutta una serie di interventi per evitare il ripetersi di tali eventi: fra essi fu deliberato lo scavo di un nuovo canale, da eseguire secondo le decisioni raggiunte da una commissione che da tempo era stata costituita per formulare indicazioni appropriate. Il giorno seguente, 11 ottobre, la commissione presentò il progetto del diversivo, che venne genericamente chiamato sborador (= scaricatore), mutuando il nome dai canaletti di sfogo costruiti lateralmente alle ruote dei molini attraverso i quali venivano fatte defluire le acque quando i molini non macinavano. Secondo il progetto, lo sborador doveva:

-   prendere avvio dal tratto di sponda dritta prima di Dolo e dell'ansa del Brenta detta volta del Capone, cioè dell'ansa e della controansa sulla cui sponda sinistra si alzavano allora le case del nucleo centrale di Ca del Bosco, e sulla cui sponda destra si trova oggi villa Ferretti-Angeli;

-   proseguire per quanto possibile in linea retta verso la chiesa di S. Maria di Lugo;

-   passare nei pressi della torre di Sambruson, che doveva rimanere a destra, alla distanza di circa un tiro di pietra ("per iactum lapidis");

-   immettersi nel canale di Lugo nei pressi della chiesa di S. Maria, che doveva pure restare a destra;

-   nell'incile, o punto di imbocco a Dolo-Sambruson, il suo letto doveva essere più alto del fondo del Brenta di un piede e mezzo (circa cm 52), e doveva essere largo venti passi (metri 34,80);

-   gli argini dovevano essere larghi ventiquattro piedi alla base (metri 8,35) e dodici piedi alla sommità (metri 4,20), ed essere alti circa otto piedi (metri 2,80);

-   per il transito di persone e merci dovevano essere costruiti su esso almeno due ponti: uno subito dopo l'imboccatura e l'altro nel luogo che sarebbe stato ritenuto più opportuno.

Le operazioni di scavo furono avviate quasi subito, finanziate con contribuzioni obbligatorie in uomini,   attrezzature   e   denaro   imposte non solo alle ville del Padovano (Sambruson compresa), ma pure a molte altre di tutto lo stato; tuttavia, le retribuzioni dei lavoratori non obbligati a prestazioni gratuite erano molto esigue. I lavori di scavo erano sicuramente in atto nel marzo 1458, quando furono visitati da una commissione incaricata di studiare i migliori sistemi per limitare la portata d'acque del Brenta:

"E cusì visto, i dicti venero a Padoa e da Padoa al sborador de San Bruson, che se cavava, et de lì montarono in barche e vene a Venesia".

Lo scavo, concluso in pochi anni, ebbe molteplici conseguenze per Sambruson. Poiché il suo territorio si venne a trovare spaccato verticalmente in due dal corso dello sborador, si rese necessario ridisegnare il suo assetto amministrativo; inoltre, non essendo state progettate e costruite "botti" (ossia ponti-canali) sotto lo sborador, si dovettero deviare tutti i fossati ed i canali che prima scorrevano in direzione ovest-est, Brenton compreso: così da Paluello, Alture ed Arzerini essi furono portati con nuovi alvei a defluire verso sud, o vennero immessi in altri scoli che già si dirigevano verso meridione.

Infine, si vennero a creare gravi difficoltà per la circolazione di uomini e merci in quanto furono tagliate in tronconi, senza alcun raccordo fra loro, l'antica via di Mezzo (nella direttrice via Badoera - via Villa) e la linea di collegamento costituita dalle vie Cimitero e Stradona (l'antica via Annia). L'unica risorsa offerta alla popolazione fu un solo ponte di legno eretto molto lontano dal centro del paese: fu costruito presso Dolo, subito a sud dell'imbocco dello sborador di fronte all'attuale villa Pra. Così, pur se sulla sommità degli argini dello sborador vennero aperte due strade, agli abitanti risultò molto difficoltoso spostarsi fra le tre parti della parrocchia, sia pur solo per recarsi in chiesa a seguire i servizi religiosi: occorreva, infatti, o percorrere lunghissimi tragitti viziosi, oppure si doveva ricorrere ai barcaioli che traghettavano le persone e le merci da una sponda all'altra del canale, ma a pagamento.

E tutte queste spese, fatiche e difficoltà per rendersi conto entro poco tempo che nemmeno lo sborador era riuscito a risolvere, o almeno a rendere di minor impatto, i vari problemi connessi al Brenta.


 

articolo a cura di luigi zampieri

Dal volume "IN SANCTO AMBROSONE" di MARIO POPPI

(Associazione Culturale Sambruson La Nostra Storia, Presidente Gianni Deppieri)

Ultimo aggiornamento (Venerdì 28 Febbraio 2020 17:11)

 

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